Su molte bacheche dei social network e su molti balconi abbiamo visto campeggiare la scritta “andrà tutto bene” ma anche messaggi di sconforto, rabbia, paura dolore e tanti altri stati d’animo spesso contrapposti. Una delle doti più importanti nei momenti di crisi è la capacità di mantenere la lucida’ di analisi senza lasciarsi andare a inutili catastrofismi ma allo stesso tempo senza sottostimare i rischi che ci si fanno in contro. Chi lavora in ambito manageriale certamente conoscerà il metodo della SWOT Analysis dove il nume è un acronimo che sta per: Strenghts (punti di forza); Weaknesses (punti di debolezza); Opportunities (opportunita’); Threats (minacce).
Tra il serio ed il faceto ho provato ad applicare questo modello alla situazione che stiamo vivendo, ma prima di entrare nei dettagli è doveroso precisare che: 1. Non avendone competenze mediche ma manageriali mi sono limitato a pensare al mondo delle aziende e del lavoro in generale; 2. Uno dei requisiti di questo metodo e quelli di migliorare la sua efficacia all’aumentare del numero di persone coinvolte (brainstoraming). Pertanto per entrambi i motivi non ho la velleità di considerarlo esaustivo, anzi per necessità di sintesi ho scelto un solo aspetto per ognuni categoria.
Punti di forza: abbiamo strumenti tecnologici che fino a poco tempo fa non esistevano e che stanno limitando una molti degli effetti negativi. Basti pensare che l’utilizzo delle video chiamate si e’ realmente diffuso come strumento di lavoro solamente negli ultimi 10 anni e cosa accadrebbe oggi senza questa tecnologia. Lo stesso vale per il cosiddetto Internet delle cose (IoT) che ci consente di gestire da remoto una moltitudine di apparecchiature e non solo.
Punti di debolezza: non eravamo affatto pronti a questa situazione e purtroppo siamo costretti tutti ad imparare a gestire la crisi mentre questa è in corso. Oltre a questo, vedo un’altra grossa area di debolezza, ovvero la divisione. Per quanto contro intuitivo possa sembrare, questo virus ci ha reso manifeste due dinamiche che sono in completa contrapposizione tra di loro: da un lato il mondo non ha confini per sua natura ma gli esseri umani, che li hanno creati, non sono in grado di superarli se non per il mero interesse economico. In altri termini, se “globalizzazione” significa vendere il proprio prodotto ovunque e a più clienti allora bene. Ma se si tratta di proteggersi, allora ognuno pensa per se senza riuscire ad unire le forze dove invece sarebbe più necessario e logico.
Opportunità: ripensare moltissimi processi e abitudini. In queste settimane, a volte anche senza accorgercene, stiamo sperimentando un’accelerazione incredibile di cambiamenti che spesso erano già nell’aria da tempo ma che stentavano a decollare. Uno su tutti la possiblità di lavorare da casa. Argomento del quale si parla da moltissimo tempo e sul quale, non più tardi di qualche settimana prima della fine del 2019, sentivo ancora dire che non era praticabile perchè: e il controllo dell’orario di lavoro? Poi come si fa per le coperture assicurative dagli infortuni? E altre resistenze (o scuse?) simili.
Minacce: oltre ai pericoli di recessioni e congiunzioni economiche negative, specialmente per i settori più colpiti come retail, servizi, trasporti, turismo e svago in generale, una delle minacce più grandi che vedo è quella di non saper fare tesoro di questa terribile esperienza. Se da un lato è normale voler tornare alla vita di prima, e già immagino gli ashtag del dopo Covid19: #bentornatavita, #sitornaallanormalità e così via; dall’altro lato però spero che non dimenticheremo l’importanza dei piccoli gesti, della solidarietà ma anche la flessibilità e la capacità di adattamento che tutti, volenti o nolenti, abbiamo scoperto di avere in questo periodo. Ogni crisi porta con se una quantità di opportunità uguale e contraria alla sua portata.