L’ispettorato del lavoro ha dato ragione alla Cgil e revocato la sanzione disciplinare inflitta a una lavoratrice Amazon a Torino per essersi trattenuta troppo tempo in bagno. Lo rende noto la Filt-Cgil (trasporti) del Piemonte. La sanzione disciplinare riguarda una lavoratrice Amazon allo stabilimento di Torrazza (Torino), che l’ispettorato del lavoro ha annullato “ritenendola spropositata e priva di ogni fondatezza“. La sigla dei trasporti Cgil sottolinea che “i lavoratori Amazon sono cronometrati per andare in bagno e puniti con sanzioni disciplinari se i tempi non sono conformi all’algoritmo“.
L’azienda: “Cgil mente, il tema è la sicurezza”. Pause cronometrate per i lavoratori Amazon? Secondo la difesa dell’azienda, che motiva la sanzione disciplinare (poi annullata) con motivi di “sicurezza”, la Cgil ha mentito. Secondo Amazon, bisogna avvertire quando ci si assenta dalla postazione di lavoro per motivi di sicurezza, visti i gravi rischi che un’assenza dal proprio luogo di lavoro comporta “in caso di emergenza o evacuazione” delle 1.500 persone che lavorano nello stabilimento di Torrazza. Amazon peraltro giovedì organizzerà a tamburo battente sempre a Torrazza una giornata sulla “sicurezza sul lavoro” aperta alla stampa.
“Quanto riportato dalla Cgil non corrisponde al vero”, rende noto Amazon con una nota, “non monitoriamo le pause e non cronometriamo i nostri dipendenti. Gli operatori di magazzino possono usare il bagno ogniqualvolta ne sentano la necessità e senza essere controllati“. L’azienda si è mossa per motivi di sicurezza: “La sicurezza sul luogo di lavoro è una delle nostre prerogative, per questo motivo chiediamo a tutti i lavoratori di informare il proprio responsabile in caso di assenza dalla postazione di lavoro, nel pieno rispetto delle direttive del Ccnl. In questo sito impieghiamo oltre 1.500 lavoratori e, per motivi di sicurezza, è essenziale che le persone seguano queste procedure. Non farlo potrebbe avere conseguenze significative, soprattutto in caso di emergenza o evacuazione”.
– Agenzia DiRE –