C’è il muratore ecologico, c’è l’affinatore di formaggi, c’è l’agriscultore oppure l’erborista 2.0 o ancora l’agritata: sono alcune delle nuove professioni di cui si è parlato alla recente Assemblea elettiva dei Giovani Coldiretti nell’ambito dell’Open Space su “Il lavoro possibile nel tempo della crisi”. Contro la disoccupazione largo, dunque, alla creatività e alle opportunità che offre l’agricoltura. I dati pubblicati dalla Confederazione lo dimostrano: un’impresa agricola su tre è nata negli ultimi dieci anni, il 7,2% dei titolari del settore ha meno di 35 anni ed è alla guida di 58.663 aziende (la maggior parte delle quali sono multifunzionali, ovvero allargano il business alla didattica o alla vendita diretta di prodotti), infine il 46% dei giovani dichiara che lavorerebbe volentieri nell’agricoltura se avesse un terreno a disposizione. Anche a voi piacerebbe reinventarvi in questo ambito? Le storie da cui prendere spunto sono tante e noi intanto ve ne raccontiamo una.
L’Agritata: l’asilo in cascina – Chi è l’Agritata? È una sorta di mamma di giorno (di cui vi avevamo parlato in questo articolo): la sua professione consiste nell’accogliere durante il giorno nella sua casa un piccolo gruppo di bambini offrendo loro un servizio educativo in alternativa a quello del nido o dell’asilo. La differenza con una Tagesmutter, però, è che l’Agritata deve obbligatoriamente operare in un contesto agricolo, come ad esempio una cascina. L’idea era nata all’interno della Coldiretti Piemonte con due obiettivi: ampliare l’offerta dei servizi per l’infanzia sul territorio, in termini soprattutto qualitativi, e diversificare l’attività agricola offrendo un’opportunità in più di lavoro alle donne del settore. Il servizio era stato poi regolamentato nel 2011 da una delibera di giunta della Regione Piemonte e la sua gestione affidata alla cooperativa Linfa Solidale con sede a Cuneo www.linfasolidale.it.
Come diventare Agritata – Per svolgere la professione di Agritata occorre superare un percorso di formazione tramite l’ente gestore che prevede un totale di 400 ore di lezione divise in una parte teorica e in una parte di tirocinio presso un servizio autorizzato per la prima infanzia come un nido comunale o un baby parking. Una volta superato l’esame finale e ricevuto l’attestato regionale si può iniziare ad esercitare l’attività. Secondo il regolamento, presso la propria abitazione, che deve essere collocata in un contesto rurale, si possono accogliere in compresenza un massimo di cinque bambini che devono avere un’età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni, per un massimo di nove ore giornaliere di lavoro. Il lavoro dell’Agritata è sempre supportato dall’ente gestore che si occupa del continuo confronto tra le operatrici e del loro aggiornamento.
Professione Agritata – Barbara ha 32 anni e svolge l’attività di Agritata all’interno dell’azienda di famiglia, la Cascina Creativa di Trofarello www.cascinacreativa.it. “Con la meccanizzazione dell’agricoltura sempre più in aumento e con mio fratello che si occupa della maggior parte delle attività, volevo trovare un modo per restare in cascina, ma allo stesso tempo ottenerne un reddito. L’idea dell’Agritata era perfetta per me perché mi permetteva di conciliare l’ambito educativo in cui già avevo operato al settore agricolo”. Barbara ha dato disponibilità alla cooperativa per lavorare quattro giorni a settimana dalle 8 alle 19 e ora si occupa di sette bambini in totale. Durante il giorno insieme si prendono cura degli animali o coltivano l’orto: “Molti genitori che avevano la possibilità di usufruire del nido o dell’asilo comunale hanno preferito scegliere questo servizio perché l’ambiente rurale è una fonte continua di stimoli e attraverso il contatto con la natura si trasmettono molti messaggi educativi, dalla qualità del cibo a una corretta alimentazione, dal rispetto per gli animali alla cura dell’altro. Inoltre i bambini hanno una sola persona di riferimento e le famiglie possono sfruttare la flessibilità di orario del servizio”. E i vantaggi per un’agritata invece? “Essere donne in agricoltura non è facile: questa invece è una chance in più per restare in azienda e allo stesso tempo avere uno stipendio pari a quello che può essere quello di una commessa o un’impiegata”.