Dopo un decennio la vertenza dell’ex-Ilva continua a tenere banco dentro la cronaca nazionale più perché terreno di scontri politici che di una questione industriale nazionale da risolvere sul piano del rilancio industriale e della sostenibilità ambientale.
Per questo, insieme a Fiom, Uilm abbiamo ritenuto opportuno dopo la mobilitazione avvenuta a Taranto, dopo il mancato accordo sulla Cigs a cui ci aspettavamo seguisse un intervento del Governo sull’azienda, richiamare l’attenzione sulla madre di tutte le vertenze, attraverso una richiesta di convocazione direttamente al presidente del consiglio Mario Draghi e ai ministri competenti. Il governo deve rompere il silenzio assordante in cui è calata la vertenza di Acciaierie D’Italia.
Il mancato ingresso in quota maggioritaria del Governo dentro la nuova società di Acciaierie D’Italia, che doveva avvenire a fine maggio, è slittata ulteriormente a data da destinarsi e non è un buon segnale, come pure i dati sulla produzione fermi a 1.5 mln di tonnellate.
In un periodo di grande incertezza legata alla situazione geopolitica, dove l’acciaio è diventato strategico per l’industria nazionale, bisogna rimettere al centro dell’interesse politico questa importantissima vertenza e non fare dell’ex- Ilva terreno su cui fare campagna elettorale.
Acciaierie D’Italia è un asset strategico della nostra manifattura, da valorizzare e rilanciare sul piano industriale e ambientale. Per questo riteniamo, vista la situazione, non più rinviabile un confronto sulle prospettive del Gruppo, sul rilancio degli impianti e la diminuzione dei lavoratori Cigs, sia del Gruppo che quelli in Ilva in AS che degli appalti.
Nota stampa Fim Cisl.