È iniziato come un progetto fotografico sull’abitare in affitto. È terminato raccontando le storie di tanti lavoratori che vivono a Milano, tra case, uffici, vite, insomma, precarie. L’autrice è Carla Sedini, sociologa e ricercatrice al Politecnico di Milano (design) che, spinta dalla sua situazione lavorativa – “Sono figlia della precarietà”, ci ha raccontato –, ha girato per undici abitazioni milanesi. Da questo incontro è nato ‘Vivere precario’, un racconto per immagini sulla situazione attuale, con dei risvolti tutt’altro che negativi.
“Nel 2011 – spiega Carla – a Milano ci fu lo scandalo ‘Affitopoli’, appartamenti in pieno centro città che venivano affittati a prezzi stracciati. Io volevo raccontare l’altra parte di Milano Quella di tanti miei coetanei, che vivevano in zona poco rinomate ma a prezzi altissimi, perché a questo ha portato negli anni il mercato della casa”. La ricercatrice non si è resa conto subito che il suo lavoro fotografico, di scatto in scatto, assumeva i connotati di una denuncia vera e propria: “Volevo descrivere come le persone si confrontavano con l’emergenza abitativa, ma poi mi sono accorta che esisteva una naturale causa-effetto tra la situazione lavorativa delle persone che incontravo e il loro appartamento. Il mio lavoro a quel punto ha preso un taglio diverso”.
Il progetto che Carla ha postato sul suo blog ha fatto molto parlare e presto, già questa primavera, sarà esposto – con alcuni scatti inediti – in una libreria di Milano. Cosa ha colpito delle sue immagini? Il fatto che a un certo punto ci si renda conto che i protagonisti, amici o ragazzi incontrati per l’occasione, pur nelle difficoltà, sorridono. “Precario – spiega – non significa soltanto insicuro, instabile e problematico, ma anche momentaneo, provvisorio, transitorio. Abitare in affitto può significare il dover affrontare diversi problemi, come quelli di convivenza, di relazione col padrone di casa o di costi mensili molto elevati. Ma il vivere precario ha anche i suoi pregi: è la possibilità di conoscere gente nuova e di avere la libertà di decidere del proprio futuro”.
Carla non nega che la sua esperienza personale abbia giocato un ruolo deciso nel risultato del lavoro. “Mi sono molto lasciata influenzare dalla necessità che ho anch’io di dovermi ‘re-inventare’ ogni volta che scade un contratto, ma ho voluto leggere nella situazione tipica di questi anni anche una sorta di opportunità. Opportunità di mollare tutto dall’oggi al domani, senza vincoli. Opportunità d’inseguire i propri sogni nonostante l’instabilità generale. Insomma, credo molto nell’adattabilità delle persone e volevo dimostrarlo attraverso le mie fotografie: c’è molta dignità nei giovani che ho incontrato, sempre presi a perseguire i loro obbiettivi. Non c’è invece nella mia generazione quel senso di privazione e ripiegamento che spesso si riporta parlando di precari”.
Qui il blog di Carla: carlasedini.wordpress.com
Qui le sue immagini: carlasedini.wordpress.com/abitare-precario