“Oggi per valutare un’impresa o un investimento non basta più guardare ai soli dati finanziari. Sempre più spesso le decisioni di investimento e le valutazioni sui piani aziendali non si basano esclusivamente su parametri “finanziari”, ma tengono conto anche dei fattori “extra-finanziari” ovvero dei fattori ESG (Environmental, Social and Governance), che giocano un ruolo fondamentale nel determinare la strategia di sostenibilità di un investimento nel medio-lungo periodo”. Lo dichiara il Presidente di ESG European Institute Luca Dal Fabbro nel presentare il libro “ESG: La misurazione della Sostenibilità” in uscita questa settimana con Rubbettino Editore. Il volume ha la prefazione di Raffaele Jerusalmi e la postfazione di Giuseppe De Rita. Dal Fabbro, manager di lungo corso nel mondo dell’energia e dell’economia circolare, è stato – tra l’altro Presidente di Snam, Amministratore Delegato di Enel Energia e E.ON Italia e membro del Consiglio di Amministrazione di Terna.
“Alla luce della crisi ambientale e della scarsità e dei costi delle materie prime – spiega Dal Fabbro – non è mai stato così essenziale per gli Stati ed i suoi cittadini, per le aziende ed i loro dipendenti mettere al centro i criteri e gli obiettivi ESG e trasformare in circolari i processi economici mondiali.
Per questi motivi la selezione, la condivisione, la misurazione ed il monitoraggio dei criteri ed obiettivi ESG sarà sempre più importante e centrale per una gestione ottimale e resiliente della res publica e delle aziende”.
Obiettivo del volume non è solo quello di analizzare le metriche di misurazione ESG esistenti, ma quello di avanzare un’analisi che contribuisca al processo di semplificazione e standardizzazione delle metriche ESG attualmente esistenti, al fine di giungere ad una rendicontazione e una disclosure di sostenibilità integrata, oggettiva e misurabile.
“Attualmente – scrive nella prefazione Raffaele Jerusalmi – manca una definizione ed una procedura di raccolta unitaria e globalmente riconosciuta dei parametri ESG. Non esiste, infatti, una chiara identificazione delle informazioni minime da riportare nei report di sostenibilità”.Jerusalmi, che ora è Senior Advisor di Pictet Wealth Management dopo più di 20 anni in Borsa Italiana, di cui 12 da Amministratore Delegato e capo globale dei mercati del London Stock Exchange Group, analizza la sfida affrontata da ESG European Institute anche dal punto di vista degli investitori.
“Questo – continua Jerusalmi – è un grande problema e determina potenziali rischi per gli investitori di essere coinvolti in attività di greenwashing. E’ fondamentale, quindi, arrivare a strumenti per misurare e rendere oggettivi i criteri ESG. Questo libro aiuta a comprendere i termini dei problemi sui rating e traccia una via chiara per identificarli ed avere un reporting corretto”.
“Dietro l’acronimo ESG – spiega Dal Fabbro – ci sono tre termini molto chiari: Environmental, Social e Governance: si tratta di tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare, controllare e sostenere l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione o di uno Stato. Il processo di definizione degli obiettivi e della misurazione dei fattori ESG è avviato ma ancora in grande evoluzione. A partire dall’emanazione della direttiva 2014/95/Ue Non-financial and diversity information, per poi passare al novellato Codice di Corporate Governance del 2020 nonché da ultimo con la proposta di Direttiva sulla due diligence delle imprese in materia di sostenibilità del 23 febbraio 2022, il legislatore ha delineato per gli emittenti quotati un sentiero improntato alla sostenibilità e alla trasparenza in materia di informazioni non-finanziarie. Tuttavia, nonostante la presenza di numerosi standard internazionali – come SASB e GRI – ad oggi si evidenziano ancora delle lacune nell’utilizzo di queste informazioni”.
“L’oggettivazione dei criteri ESG – conclude Dal Fabbro – faciliterebbe sia l’attività di reporting da parte degli emittenti sia il consolidamento di questi criteri in un bilancio integrato, accanto ai dati finanziari. Altresì, faciliterebbe l’attività di valutazione della performance ESG da parte degli investitori e il collegamento della remunerazione del top management con questa performance nonché accelererebbe il processo di convergenza dei rating ESG, che soffrono ad oggi di una correlazione molto lontana da quella osservabile nei rating creditizi. Rendicontare in modo corretto gli impatti ESG aziendali nonché standardizzare e semplificare la disclosure non finanziaria è di fondamentale importanza, altresì, per prevenire pericolosi fenomeni di greenwashing e inefficienti allocazioni di capitale finanziario verso imprese non sufficientemente green. Inoltre, ciò agevolerebbe la rendicontazione e migliorerebbe la disclosure delle performance ESG delle società target e di quelle in portafoglio dei fondi di investimento anche alla luce della crescente importanza dei fondi ex articolo 8 e 9 della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)”.