Un viaggio lungo un mese e 5.000 chilometri, partenza da Schengen in Lussemburgo, arrivo a Copenaghen in Danimarca, per raccontare le storie di tanti giovani che vivono, studiano, lavorano e diventano “grandi” in Europa. Tutto questo sta per diventare un documentario, ideato e realizzato da Alberto Martin e Daniele Manca, dal titolo “Generazione ad alta mobilità” www.highmobilitygeneration.com. Ora in fase di post produzione, sarà lanciato a breve da Kilofilmetro per concorrere nei festival del settore, ma si sta pensando anche a un evento di promozione on line: “Immaginiamo ragazzi di Paesi differenti guardare nello stesso momento il nostro film in luoghi diversi, magari anche ognuno in compagnia dei propri amici”.
Dalla nascita alla realizzazione del documentario – Il punto di arrivo e di partenza non sono stati scelti a caso dagli autori. Schengen è la città che ha visto la nascita dell’Europa Unita, Copenaghen è quella che nel 2025 si prevede sarà la prima capitale ad emissioni zero. Per quanto riguarda le storie da raccontare invece, la selezione è stata fatta tramite un casting online: “Abbiamo utilizzato il social network Couchsurfing – spiega Daniele – Dopo aver postato il nostro progetto nel forum siamo stati contattati da vari ragazzi. Così i nostri personaggi hanno trovato noi e noi loro. Il passaggio successivo è stato organizzare le interviste sulla base del nostro itinerario”. Ventuno storie in tutto (in otto lingue e cinque Paesi) e quindici domande (sempre uguali) a cui ogni protagonista doveva rispondere: “Volevamo che da parte dei ragazzi ci fosse una risposta autentica, senza interferenze. La cosa interessante è che alcuni degli intervistati ci hanno al tempo stesso ospitato, il che ci ha permesso di entrare maggiormente nel loro mondo e di venire a conoscenza di luoghi che altrimenti non avremmo potuto conoscere, come ad esempio la stupenda spiaggia di Schiermonnikoog, vicino a Groninger”.
Chi sono i giovani ad alta mobilità – “C’è Pierre, un ragazzo francese che vive ad Amburgo e lavora come traduttore di libri in tre lingue, francese, inglese e tedesco, con radici italiane e orgoglioso del suo caffè fatto con la moka; ma ad Amburgo c’è anche Federico, “fuggito” da Bologna per trovare un lavoro da montatore in Germania; c’è il gruppo multietnico incontrato a Ejsbierg che lavora in un mercato itinerante europeo”: sono tante le storie che gli autori hanno raccolto per l’Europa facendosi un’idea di chi sono questi ragazzi. “Per noi sono i giovani in cerca del loro destino, che viaggiano con la propria vita compressa in un bagaglio a mano, che si spostano per mettersi in gioco. Persone che parlano più lingue e che ogni giorno contribuiscono, ognuno a suo modo, a costruire l’identità ed il senso di cittadinanza Europea. Sono tutti quei ragazzi che si sentono europei e che, anche se sono consapevoli dell’esistenza di barriere dettate da nazionalità, lingue e possibilità economiche differenti, decidono di non vederle, di ridurle o di azzerarle, e quindi di superarle varcando i confini. “Migranti transnazionali”, come li ha definiti prima di noi la sociologa Nina Glick Schiller”.
Opportunità e i rischi della mobilità – “La vita non è necessariamente difficile, puoi creartela da te”, “Quando guardo dalla finestra vedo un futuro ambiguo davanti”, “Vedo persone sedute di fianco al parco che non si parlano ma che giocano con il cellulare”: sono alcuni stralci dei racconti dei ragazzi davanti alla telecamera che mostrano diversi aspetti del far parte di una generazione ad alta mobilità. “Le opportunità sono tantissime chiaramente. Il viaggio è già in sé un’ottima opportunità di crescita – commenta Daniele – L’aspetto negativo può essere quello di girare continuamente senza costruire la propria identità o le proprie relazioni interpersonali, ma crediamo valga la pena di correre il rischio. L’abbattimento dei costi di trasporto permette di limitare notevolmente questo aspetto. Si può decidere di lavorare all’estero, senza che questo diventi necessariamente una fuga…”.