La scorsa settimana vi abbiamo raccontato dell’iniziativa di Confagricoltura, che promuove delle interessanti esperienze di lavoro all’estero nel campo dell’agricoltura e dell’artigianato (vedi articolo). Oggi vogliamo raccontarvi le storie di chi quest’esperienza ha già iniziato a viverla. Lontano da casa, nella consapevolezza di dover ‘scappare’ per imparare un nuovo mestiere. Ecco cosa ci hanno raccontato alcuni giovani lavoratori.
Da Trento all’Australia – “Sono arrivato da 13 giorni, ma metto solo ora le mani su di un computer. Qui la gente è molto cordiale, chiunque per strada è pronto ad aiutarti, basta chiedere. Fa un caldo micidiale, è piena estate”. Inizia così a raccontare la sua prima esperienza fuori casa, Francesco, un giovane enologo di Trento.
“All’inizio non mi ha entusiasmato molto la cantina dove sono finito, perché devo dire che esistono delle enormi differenze rispetto a noi: le viti qui non hanno il portinnesto, si vendemmia a macchina, la cantina non è isolata, fa molto caldo dentro e si spreca molta energia per la refrigerazione. Ma ora ho capito che ‘ci sanno davvero fare’. Ho assaggiato i vini, che sono molto alcolici, e la vendemmia sta andando molto bene”.
“In cantina si parla solo inglese – continua il giovane enologo -, l’unico che parla italiano è Carlo, il padre di Terry, l’enologa pluri-premiata con cui lavoro. Con Terry sono già andato a caccia, a pesca sul fiume in barca, a fare una specie di sci nautico e in giro con dei tedeschi che lavorano in vigneto. Sul fiume ho visto i koala, bruttini e molto pigri, e anche una cinquantina di canguri: veramente entusiasmante!”.
“Il lavoro – tira le somme Francesco – va bene: ci si alza la mattina molto presto, intorno alle 4 o alle 5, mi pagano bene (16 dollari l’ora) e faccio un po’ di tutto. Lavoro in campagna con il trattore, in cantina alla pressa e in laboratorio. Vivo in un caravan park, in una ‘roulottona’ molto grande e ben attrezzata, dove non pago molto. Ieri sono perfino andato a fare il primo allenamento di football australiano, che è come il rugby, ma si corre di più”.
Dopo la laurea, un volo per Melbourne – “Sono le ore 20.00 e attendo pazientemente che si ceni. Vivo da tre settimane con una nuova famiglia australiana, con cui condivido praticamente tutto: ormai mi considerano come una figlia”.
Cecilia, dopo la laurea a Taranto, ha deciso di partire per inseguire il suo sogno: “I giorni prima della partenza hanno coinciso con la mia laurea – spiega -. Ero felice, ma mi rendevo conto che mi mancava qualcosa. Allora ho chiesto ai miei parenti di regalarmi un bel viaggio, la prima tappa per il mio futuro. Nel corso dei miei studi, diversi professori mi hanno detto che per le donne l’enologia è un mondo duro: gli uomini non ci vedono di buon occhio e trovare qualcuno che si fidi di noi non è semplice. Così ho pensato che dire di aver lavorato per quattro mesi in una realtà diversa dalla mia, magari mi avrebbe aiutato”.
Anche per Cecilia ci sono parecchie differenze tra il mondo del lavoro australiano e quello italiano. “Lavoro cinque giorni alla settimana per otto ore al giorno e, spesso, sono io che mi invento qualcosa pur di restare del tempo in più in modo da avere più soldi nella paga, che mi viene addebitata sul conto australiano ogni due settimane. Per rilassarmi dalla fatica e scacciare la malinconia, che spesso mi viene a far visita, mi basta stendermi sulla riva del Murray, al sole, lasciandomi cullare dall’amaca e ascoltare i cuccubarra australiani, il cui cinguettio è simile al verso delle scimmie”.
In America per conoscere i campi a stelle e strisce – Infine ecco il racconto di Daniele, giovane agricoltore di Piacenza, sbarcato in America diversi mesi fa. “Appena arrivato in Florida, ho trascorso due giorni d’orientamento all’Università, dove mi sono ‘preparato’per l’inizio dello stage in una ‘consultant company’, un’impresa che ha sede nel sud ovest della Florida. Il mio lavoro consiste nell’andare nelle aziende agricole, valutare i campi e compilare un report da consegnare al mio supervisor. Il datore di lavoro mi ha fornito alloggio, mezzo di trasporto e formazione. Credo che questa esperienza sia un’ottima occasione di crescita sia umana sia professionale”.
“Senza dubbio – continua – questi programmi sono una grande chance per tutti i giovani agricoltori. Qui è richiesta serietà ed impegno, non si tratta di una vacanza e nemmeno di un’occasione di guadagno. Io posso dire che mi sono divertito e mi diverto tuttora: questa è stata un’occasione per stringere amicizie, anche importanti, e conoscere culture diverse. Inoltre la Florida è un territorio eccezionale, in forte crescita economica e demografica, specialmente nella zona sud. Non sono mancate le gite a Miami o sulle meno conosciute ma bellissime spiagge del golfo del Messico”.
Oggi questo giovane agricoltore di Piacenza si sente molto più preparato nel suo settore: “Ora – racconta – conosco bene la produzione del pomodoro fresco e del peperone, molto fiorente qui in Florida nella stagione invernale, ma anche ho avuto modo di visitare, gli americani dicono ‘fare scouting’, aziende che producono patate e mais dolce, e posso tranquillamente affermare di aver ampliato le mie conoscenze su queste colture. Il mio volo di ritorno è previsto per il prossimo marzo, ma ho già deciso di spostarlo e spero di poter rimanere almeno fino a giugno”.