Nei paesi svuotati dal terremoto e con il turismo in lenta ripresa si registra ancora un crollo del 70% della spesa che sta soffocando l’economia locale e il lavoro, a partire dagli agricoltori e dagli allevatori che sono rimasti nonostante le difficoltà. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione del più grande mercato dei produttori terremotati allestito a Roma a tre anni dalle scosse che il 26 ottobre 2016 hanno devastato ampie aree del centro Italia, con centinaia di agricoltori che hanno lasciato le proprie aziende per ricordare che nelle zone del sisma è ancora lontano il ritorno alla normalità. Assieme al presidente Ettore Prandini hanno visitato il mercato, tra gli altri, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova e il sindaco di Roma Virginia Raggi.
I pesanti ritardi della ricostruzione con le difficoltà abitative delle popolazioni locali e i problemi a far tornare i turisti hanno determinato – sottolinea la Coldiretti – un crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di mille difficoltà, sono comunque riusciti a salvare dalle macerie garantendo la continuità produttiva e, con essa, una speranza di ripresa in un territorio a prevalente economia agricola che al terremoto ha pagato un conto salato.
In difficoltà ci sono 25mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove – continua la Coldiretti – c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.
Tra i settori più colpiti c’è sicuramente – spiega Coldiretti – quello dell’allevamento ma in difficoltà si trovano anche le altre attività a partire dall’agriturismo dove è ancora lenta la ripresa per le 444 strutture che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell’area dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria.
La voglia di reagire. Una situazione che non ha però scoraggiato la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione delle principali tipicità. Lo dimostra il fatto – ricorda la Coldiretti – che sulle tavole rimane il ciauscolo, il caratteristico salame spalmabile marchigiano, il pecorino dei Sibillini e le tante altre specialità del territorio – continua la Coldiretti – come la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp o la cicerchia e la stessa lenticchia di Castelluccio di Norcia Igp con una produzione di qualità attorno che quest’anno è stata attorno ai 3 mila-4 mila quintali.
“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento ed è per questo che abbiamo voluto dedicare la ricorrenza del 75esimo anno dalla Fondazione della Coldiretti, avvenuta proprio a fine ottobre del 1944, alle popolazioni colpite dal sisma” ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini nel sottolineare che “è necessario accelerare sulla ricostruzione e garantire una piena ripresa dell’economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.