Dal 2000 hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez, che critica il reddito di cittadinanza per quanto riguarda il lavoro. Viene infatti definita una misura utile per la povertà ma il cui impatto sul mercato del lavoro “è nullo”.
I dati. Nel nostro Paese è stato raggiunto un nuovo minimo storico delle nascite – si legge nel rapporto – con 157mila bambini venuti alla luce al Sud, cioè 6mila in meno rispetto al 2017. La novità è che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli. Nell’ultimo decennio il gap occupazionale tra Sud e Centronord è cresciuto dal 19,6% al 21,6%. – prosegue il rapporto Svimez – Questo trend comporta che i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centronord sono circa 3 milioni. La crescita dell’occupazione nel primo semestre del 2019 riguarda solo il Centronord (+137mila), cui si contrappone il calo nel Mezzogiorno (-27mila).
“Senza un’inversione di tendenza sul fronte della fuga dei giovani nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centronord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”, spiega il direttore dello Svimez, Luca Bianchi. Uno scenario “insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: tra meno di 50 anno, con i livelli attuali di occupazione, produttività e saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo. Gli antidoti a tali effetti, secondo lo Svimez, sono legati a un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare quello femminile.
Il Sud è entrato in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2% contro il +0,3% del Centronord (la media nazionale è +0,2%). Nel 2020 si prevede una “debole ripresa”, con il Mezzogiorno che crescerà non oltre lo 0,2% a fronte dello 0,6% complessivo del Paese. – dice Svimez – L’Italia si allontana dall’Europa e il divario Nord-Sud rimane non sanato.
Le cifre. “L’Italia – dice ancora Bianchi – segue il profilo di crescita europea con un’intensità sempre minore e il Mezzogiorno aggancia in ritardo la ripresa e anticipa le fasi di crisi”. Quanto alle cifre, nel 2018 il Pil del Mezzogiorno è ancora oltre 10 punti sotto i livelli del 2008 e nel Centronord mancano ancora 2,4 punti percentuali.
“Se riparte il Sud riparte l’Italia”. A dirlo è Giuseppe Conte durante la presentazione del Rapporto Svimez. “Non è uno slogan – afferma il premier -, ma un’affermazione che nasce da una consapevolezza che deve guidare l’azione di governo”. Negli ultimi 20 anni, secondo Conte, “la politica ha disinvestito nel Sud, con conseguenze per tutto il Paese, che ha perso competitività a livello globale. Questa tendenza va invertita”.