Qual è l’impatto per l’economia italiana e, in particolare per l’industria meridionale, della chiusura dell’Ilva? A rispondere a tale quesito è la Svimez, che ha valutato tale impatto, distinto per le diverse aree geografiche utilizzando il suo modello di previsione econometrico.
Il primo riguarda la produzione realizzata e l’occupazione che si perderebbe direttamente nei tre impianti oggetto di valutazione. – spiega la Svimez – Il secondo effetto (indiretto) valuta le conseguenze, in termini di minori input e servizi acquistati, che dai tre impianti si diffondono nei restanti comparti, e da questi ad altri ancora. Nell’effetto indiretto, ad esempio, è computato il valore (e l’occupazione) dell’energia elettrica prodotta in regione e/o altrove necessaria ad alimentare le acciaierie. Il terzo, – prosegue la Svimez – l’indotto, riguarda la riduzione di consumo che deriva dai minori livelli di occupazione, diretta e indiretta.
L’impatto annuo sul Pil nazionale è stimato, considerando gli effetti diretti, indiretti e indotti, in 3,5 miliardi di euro, di cui 2,6 miliardi concentrata al Sud (in Puglia) e i restanti 0,9 miliardi nel Centro-Nord, pari allo 0,2% del Pil italiano. – precisa la Svimez – Se consideriamo l’impatto sul Pil del Mezzogiorno si sale allo 0,7%.
Un impatto negativo si avrebbe soprattutto sulle esportazioni (-2,2 mld) ma anche sui consumi delle famiglie (-1,4 mld), considerando il significativo impatto del venir meno degli stipendi degli addetti dello stabilimento, dell’indotto diretto e degli effetti occupazionali del rallentamento dell’economia. – sottolinea la Svimez – Si ricorda infatti che l’occupazione impegnata da Ilva è di quasi 10 mila addetti (di cui oltre l’80% a Taranto), di circa 3 mila dipendenti nell’indotto e di altri 3 mila addetti legati all’economia attivata dall’azienda. Si parla di un bacino complessivo di oltre 15 mila persone che rischierebbe di perdere il salario.
Il confronto. Nel periodo di attuazione del piano industriale (2019-2023), il Pil complessivamente attivato dalla produzione realizzata nel sito di Taranto e negli altri due del Nord sarebbe stato pari a 19mld di euro nell’intero arco temporale coperto dal piano industriale. Per avere un termine di paragone, si tratta nel complesso di 1,1% del Pil italiano; nel Sud l’impatto sale al 3,7% del Pil dell’area. Sotto il profilo occupazionale, – conclude la Svimez – nell’intero periodo di attuazione del piano industriale si valuta che la produzione complessivamente realizzata avrebbe creato circa 51,000 posizioni lavorative, di cui 41,000in puglia e le restanti altrove (anche in questo caso: la gran parte nel Centro-Nord).