Il PNRR è indiscutibilmente un’opportunità, la cui unicità in termini di sviluppo e risorse non può che portare a cogliere i benefit che lo strumento è in grado di produrre. Digitalizzazione, innovazione e competizione sono le parole chiave intorno alle quali gravita il vero cambiamento della P.A. Ma da quanto tempo si parla di innovazione della P.A.? Da quanto tempo si professa questa fantomatica “semplificazione”? Operatori da un lato, cittadini dall’altro, da anni soffrono una complicazione di procedure e prassi tanto che si è sovente portati a pensare che si è assistito fino ad oggi al “paradosso di Achille e la tartaruga”[1], così da non riuscire mai a superare la lentezza degli iter amministrativi, in un continuo e prolungato affanno in una corsa in cui non si arriverà mai primi. Questa continua corsa e la mancanza dei risultati attesi può essere fonte di frustrazione negli operatori e di rassegnazione nei cittadini. La Pandemia, una vera sciagura mondiale, senza volerlo è il volano di una reale accelerazione, andando a produrre soluzioni che, con l’obiettivo di fronteggiarla, hanno tutte le caratteristiche per consentire ad Achille di raggiungere la tartaruga e alla P.A. di mettersi al passo con i tempi. Ma occorre fare attenzione ai rischi che si possono correre!
Il PNRR, nella sezione dedicata alla Riforma della P.A., con specifico focus sulle Buona Amministrazione, definisce le priorità dell’agenda dei lavori: la mappatura di procedimenti e attività, l’eliminazione di tutti gli adempimenti non necessari, la reingegnerizzazione digitale e la semplificazione di un set di 200 procedure critiche. Il documento prosegue esplicitando che “Il risultato atteso finale è quello di avere per la prima volta in Italia un catalogo completo uniforme e aggiornato di tutte le procedure e dei relativi regimi, con piena validità giuridica su tutto il territorio nazionale (almeno 600 procedimenti). La stessa attività di reingegnerizzazione verrà realizzata in modo sistematico su tutti i procedimenti. Completa il processo la modulistica standardizzata online e la digitalizzazione dei procedimenti per edilizia e attività produttive”.
E’ indispensabile che a raccogliere questo indirizzo siano amministratori e tecnici lungimiranti, dotati di una “flessibilità ponderata”, vale a dire in grado di conciliare la legalità di procedimenti e attività con la sostanzialità dei risultati. Persone capaci di avviare un processo di trasformazione che individui il filo sottile che intercorre tra la standardizzazione di procedure e modulistica e l’adozione di nuove “prigioni amministrative”, evitando una débacle della macchina pubblica. Se così non fosse il rischio reale è quello di superare la complicazione burocratica del passato (e del presente) con una burocrazia più moderna, più uniforme ma pur sempre inconciliabile con il risultato atteso.
Per fare ciò è necessario raccogliere un’altra sfida del PNRR, vale a dire “rafforzare le competenze del personale nella PA attraverso percorsi formativi adeguati, un approccio innovativo, l’attivazione di voucher formativi, l’introduzione di comunità di pratica e apprendimento (Community of Practice) e lo sviluppo di progetti di trasformazione manageriale per 480 amministrazioni”.
Quali strumenti può adottare la P.A.?
Per ottimizzare l’implementazione del PNRR nelle P.A. penso a uno strumento inedito, un Piano Aziendale di Riassetto Organizzativo e Digitale, più semplicemente PAROD, un’idea che nasce dall’esperienza sul campo e dalla consapevolezza che è fondamentale evitare uno scollamento tra gli obiettivi di modernizzazione amministrativa del PNRR e la possibilità di tradurre gli stessi in maniera efficace, oltre che dall’esigenza di sfruttare al meglio e appieno le opportunità offerte dal Piano di rilancio, anche in termini di risorse economiche da investire nelle organizzazioni dei singoli enti.
Il PAROD è un progetto di valorizzazione della P.A., che vuole coniugare la storia identitaria e le prospettive di modernizzazione di ciascuna amministrazione, ancor più necessario nelle realtà locali, prima porta di accesso di cittadini e imprese. Il Piano serve a dare concretezza alla riforma della “Buona amministrazione” prevista dal PNRR, con l’obiettivo di semplificare procedure, procedimenti e accessi.
Come funziona il Parod? Tempi e ingredienti: tre anni per delineare e concretizzare il processo di rinnovamento; una governance costituita da un gruppo ristretto di posizioni apicali, rappresentativa delle aree di intervento aziendale più significative; temi da trattare: sistemi di comunicazione interni all’ente, omogeneità delle procedure e degli strumenti comuni a tutti i settori, valorizzazione delle risorse umane (uscendo dalla logica stereotipata della mansione), benessere aziendale, sistemi di premialità basati sulla flessibilità organizzativa (orari di lavoro, lavoro ibrido, altri bonus aziendali), individuazione dei centri decisionali, un piano di formazione di qualità che inclusa percorsi di change management, regole semplici, chiare e condivise, ammodernamento informatico, regole di comunicazione con l’esterno.
Una revisione della macchina organizzativa dunque, tesa ad un cambiamento più radicale, che richiede tempi più lunghi di consolidamento, che possa incidere sulla cultura organizzativa e sul clima aziendale, non perdendo di vista la missione della P.A.: mantenere al centro la persona e non distogliere lo sguardo dai bisogni di ogni singolo cittadino e della comunità nella sua interezza.
[1]Aristotele espone il paradosso così (Fisica, Libro VI, capitolo 9, 239b 14-20) : «Il secondo argomento prende il nome “dell’Achille” e consiste in questo: nel momento in cui il concorrente più veloce parte dopo il concorrente più lento nella corsa, quest’ultimo non sarà mai raggiunto dal più veloce perché l’inseguitore prima sarebbe costretto a raggiungere il luogo da cui quello che fugge ha preso le mosse, e intanto, di necessità, il più lento sarà sempre un po’ più avanti.»