Crescono gli stipendi nel 2018. Dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni, le retribuzioni contrattuali orarie nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%). Tale variazione è stata determinata per più di due terzi dai miglioramenti economici intervenuti nell’anno. Il contributo maggiore è derivato dagli aumenti retributivi previsti per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010. E’ questo il quadro che emerge dall’Istat nell’Annuario.
I dati. Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole – rileva l’Istituto – . Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l’aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie.
L’Italia tra i Paesi più vecchi. Nel 2018 – si legge nell’Annuario – continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità. La speranza di vita media alla nascita riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018. Tutto ciò rende l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019″.
Il pranzo è il pasto principale. L’Italia è ancora lontana da un’ampia diffusione del modello basato sul pasto veloce consumato fuori casa. I dati relativi al 2018 – rileva l’Istituto – evidenziano che il pranzo costituisce, infatti, ancora nella gran parte dei casi il pasto principale (66,8% della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (71,9%), permettendo così una scelta degli alimenti e una composizione dei cibi e degli ingredienti più attente rispetto ai pasti consumati fuori casa.
I dati sui carcerati. I detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti alla fine del 2018 sono 59.655, in aumento rispetto al 2017 (+3,6%). Dopo un deciso calo (-23,2% nel periodo 2010-2015) delle presenze in carcere, anche a seguito di una serie di misure normative poste in atto allo scopo di ridurre il ricorso alla detenzione in carcere, – conclude l’Istat – si nota dunque un preoccupante segno di ripresa (+16% tra la fine del 2015 e il 30 giugno 2019).