La forbice dei rendimenti tra i titoli di Stato italiani e tedeschi torna ad allargarsi, le tensioni interne alla maggioranza sembrano sostenere il rialzo dell’indice nonostante le rassicurazioni dei due vicepremier sulla tenuta del governo. L’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea dello scorso 17 luglio con 9 voti di scarto ha contribuito ad acuire le divergenze tra il partito di Matteo Salvini, contrario alla presidenza della tedesca e il movimento capeggiato da Luigi Di Maio che ha sostenuto la von der Leyen con i voti degli eletti 5 Stelle. Questo governo non è nuovo alla creazione di fronti interni e questo “scontro” che secondo alcuni segnala una profonda crisi di governo è l’ultimo solo in ordine temporale di una serie di dossier della discordia
Decreto Sicurezza bis. Il blocco degli emendamenti leghisti al decreto in commissione da parte dei 5 Stelle ha causato lo scontro con il vicepremier Matteo Salvini che ha fatto di questa misura uno dei suoi cavalli di battaglia, impasse poi superato con l’approvazione del decreto completo degli emendamenti proposti ad eccezione di uno.
Salario minimo. Misura fortemente voluta da Luigi di Maio e accettata con qualche riserva dalla sua controparte leghista a condizione di ridurre contestualmente il cuneo fiscale, è stata una delle motivazioni principali dietro il sostegno del Movimento alla nuova Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che, durante il suo discorso, ha proposto il salario minimo europeo,causando una frattura nella maggioranza che rimane ancora profonda e, a tratti, scomposta.
TAV. Il dossier del TAV è da sempre un tema divisivo all’interno della maggioranza che vede da una parte una vocazione infrastrutturale della Lega e una opposizione attenuata (soprattutto negli ultimi tempi) del Movimento 5 Stelle. L’appuntamento da tenere presente è quello del 26 luglio, data in cui il governo sarà chiamato a dare una risposta sul proseguimento dei lavori sulla tratta Torino Lione davanti all’Inea, l’Agenzia della Commissione europea che segue materialmente il dossier.
Le divergenze tra i due partiti sono trasversali a diversi ministeri: dalla Giustizia alla Difesa e diventa sempre più complesso il ruolo del premier Conte che, garante del contratto sul quale si basa l’accordo di governo, si trova a mediare molto spesso tra le due parti in causa. Domani, 20 luglio, dovrebbe chiudersi la finestra temporale dopo la quale eventuali elezioni anticipate sarebbero posticipate dal settembre di quest’anno al 2020 risparmiando, forse, agli italiani un’estate più rovente del previsto.