Per realizzare un appalto pubblico infrastrutturale in Italia servono 7 mesi in più rispetto alla media europea. A rallentare i lavori sono i numerosi passaggi burocratici che incidono per il 54,3% sui tempi complessivi per completare le opere. A denunciare l’ombra pesante della burocrazia sull’attuazione dei progetti del Recovery Plan è Confartigianato che ha rilevato l’impatto degli adempimenti amministrativi sulla competitività del nostro Paese. Un’analisi che i rappresentanti della Confederazione hanno evidenziato, lo scorso venerdì, durante un incontro con la Ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli alla quale hanno espresso la necessità di garantire la sostenibilità amministrativa del Recovery Plan. Lo comunica in una nota la stessa Confartigianato.
In vista dell’incontro di domani con il Governo sul Recovery Plan, il Presidente di Confartigianato Marco Granelli sottolinea. “La burocrazia è la nemica dei nostri imprenditori. Una delle grandi sfide da vincere con il Recovery Plan consiste proprio nel semplificare e snellire la mole di costosi e inutili adempimenti che pesano sulle aziende e sul Paese e nel rendere la macchina amministrativa capace di scaricare a terra il potenziale del Piano con una efficace programmazione e gestione delle sue misure”.
In particolare, per quanto riguarda le infrastrutture materiali, Confartigianato ha calcolato che in Italia occorrono in media 815 giorni, circa 2 anni e 3 mesi, per completare l’iter di un appalto pubblico tipo come la riasfaltatura di 20 km di una strada a doppia corsia, senza lavori accessori né successivi all’esecuzione. Una durata, che va dalla pubblicità del bando di gara al termine dei lavori e comprende il pagamento dell’impresa appaltatrice, che supera di 7 mesi i 605 giorni rilevati in media nell’Ue a 27 e colloca il nostro Paese al penultimo posto nell’Unione europea. Ci supera soltanto la Grecia dove il ciclo di vita dell’appalto è di 1.120 giorni. Secondo la rilevazione di Confartigianato, il 54,3% del tempo necessario per completare l’opera pubblica in Italia è assorbito dai cosiddetti tempi di attraversamento, calcolati tra la fine di una fase e l’avvio della successiva, che non sono utilizzati per realizzare l’opera, ma vengono impegnati da procedimenti burocratici ed autorizzativi.
La lentezza della nostra burocrazia pesa direttamente anche sulle tasche delle imprese che realizzano l’appalto: in Italia, infatti, devono aspettare in media 90 giorni per essere pagate dall’Ente pubblico appaltante, vale a dire il doppio rispetto ai 46 giorni della media Ue e tre volte in più del limite massimo di 30 giorni imposto dalla legge sui tempi di pagamento. La durata della realizzazione delle opere pubbliche è soltanto uno degli ambiti in cui la burocrazia rallenta e blocca la competitività italiana. Il nostro Paese – mette in evidenza Confartigianato – è al 23° posto tra i 27 Paesi dell’Unione europea per l’eccesso di complicazioni amministrative e al 58° posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa.