Continua la stabilizzazione dell’economia italiana sui recenti livelli di debolezza, secondo quanto riporta Istat nella sua consueta nota mensile per ottobre.
I dati. Nello specifico, il Pil nel terzo trimestre è aumentato dello 0,1% congiunturale, – spiega l’Istat – confermando la dinamica dei tre trimestri precedenti. L’incremento tendenziale nel terzo trimestre è stato pari a +0,3% e la crescita acquisita per il 2019 si è attestata al +0,2%. La fase di debolezza dei ritmi produttivi si è riflessa sul tasso di occupazione che, nel terzo trimestre, è rimasto stabile.
La fiducia delle imprese. Si è confermata l’assenza di pressioni inflazionistiche nelle diverse fasi del processo produttivo del sistema economico italiano e la dinamica dei prezzi al consumo si è mantenuta inferiore a quella dell’area euro. – si legge nella nota – A ottobre, la fiducia delle imprese ha evidenziato un diffuso miglioramento. Tuttavia, nel terzo trimestre, è aumentata la quota di imprese che considerano rilevante l’insufficienza della domanda come un ostacolo alla produzione.
La situazione sul mercato del lavoro. E’ proseguita la tendenza alla stabilizzazione dell’indicatore anticipatore, che è rimasto compatibile con uno scenario di mantenimento degli attuali livelli produttivi. La fase di debolezza dei ritmi produttivi, si è riflessa anche sul mercato del lavoro. Secondo l’Istituto, a settembre, la stima degli occupati è risultata in leggero calo (-0,1%, pari a -32 mila unità) rispetto ad agosto mentre il tasso di occupazione si è mantenuto invariato (59,1%). Nel terzo trimestre, l’occupazione, sia complessiva che nel dettaglio per genere, è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente.
Cresce il numero dei dipendenti permanenti. Nello stesso periodo è ripreso il processo di ricomposizione dell’occupazione a favore dei dipendenti (+0,3%, +52 mila) rispetto agli indipendenti (-1,1%, -59 mila). Tra i dipendenti sono aumentati sia quelli permanenti (+0,2%, +27 mila) – spiega l’Istat – sia quelli a termine (+0,8%, +25 mila). Tra luglio e settembre le dinamiche del lavoro non sembrano essere state caratterizzate da differenze di genere mentre si sono registrati segnali positivi in tutte le classi di età, a eccezione dei 35-49enni.
Il tasso di disoccupazione a settembre, dopo il calo di agosto, è tornato a salire (+9,9%, +0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente). Tra luglio e settembre, – conclude l’Istat – la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali orarie si è attestata allo 0,7%, un ritmo pari a quasi la metà rispetto ai tre mesi precedenti, come effetto della progressiva dissolvenza degli effetti dei rinnovi contrattuali nella Pubblica amministrazione dello scorso anno.