Nel quarto trimestre del 2020 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dell’1,9% rispetto al trimestre precedente e del 6,6% nei confronti del quarto trimestre del 2019. Il quarto trimestre del 2020 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al quarto trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2021 è pari a 2,3%. E’ quanto rivela l’Istat in una nota specificando che la stima del Pil diffusa il 2 febbraio 2021 aveva registrato una diminuzione del 2% in termini congiunturali e del 6,6% in termini tendenziali.
Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna si registra una diminuzione dell’1,6% dei consumi finali nazionali e un incremento degli investimenti fissi lordi pari allo 0,2%. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente del 5,4% e dell’1,3%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contribuito negativo di 1,3 punti percentuali alla variazione del Pil, con apporti negativi per 1,6 punti percentuali dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, nullo degli investimenti fissi lordi e positivo per 0,3 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato negativo per 1 punto percentuale.
Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente del 2,8%, dello 0,7% e del 2,3%.