Il caso di Bibbiano, scoppiato lo scorso 27 giugno in seguito alle agghiaccianti vicende emerse nell’ambito di “Angeli e Demoni”, l’inchiesta coordinata dalla procura di Reggio Emilia, ha riacceso i riflettori sul funzionamento dell’istituto dell’affido in Italia. Quali sono infatti i dati reali? Qual è il giro d’affari che si nasconde dietro gli affidi e l’allontanamento dei minori dai loro genitori biologici?
L’inchiesta. Èstato l’anomalo aumento di segnalazioni di abusi sessuali su minori partite dei servizi sociali dell’Unione Comuni Val d’Enza, registrato nell’estate del 2018, a spingere il pm della procura di Reggio Emilia, Valentina Salvi, ad avviare l’inchiesta chiamata “Angeli e Demoni” e riguardante il sistema di gestione dei minori in affido nel comune di Bibbiano. Secondo l’accusa i 27 indagati, tra avvocati, medici, politici e altre figure professionali legate ai servizi sociali, avrebbero costruito dietro il sistema degli affidi un vero e proprio business. Stando a quanto dichiarato dal gip Luca Ramponi, infatti, le intercettazioni ascoltate durante le indagini hanno portato alla luce – si legge sul sito dell’Agi – “un copione quasi sempre uguale a sé stesso”, per cui attraverso colloqui creati ad hoc, gli psicoterapeuti coinvolti avrebbero portato i minori a confermare gli ipotetici turpi reati commessi dai loro genitori.
Tra gli indagati anche l’onlus Hansel e Gretel di Moncalieri (TO), alla quale fa capo La Cura, la struttura pubblica del comune di Bibbiano in cui i minori venivano sottoposti a sedute di psicoterapia del prezzo di 135 euro l’una, “a fronte – riporta sempre l’Agi – della media di 60-70 euro e nonostante il fatto che l’Asl potesse farsi carico gratuitamente del servizio”. Ad aggravare l’accusa si è aggiunta la dichiarazione del giornalista Pablo Trincia, che su facebook parla di “un secondo caso Veleno sventato” e ricorda come le psicologhe coinvolte allora provenissero anche esse dal centro Hansel e Gretel. Il riferimento è all’inchiesta conclusasi nel 2014 e riguardante la vicenda dei 16 bambini del modenese allontanati dalle loro famiglie alla fine degli anni ’90 per intervento dei servizi sociali.
I numeri. Ad oggi dunque sono ancora molte le zone d’ombra sull’applicazione della legge 184 del 1983 e modificata nel 2001, sul diritto del minore alla famiglia. Come osservato infatti dal presidente dell’Agia (Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza), Filomena Albano, in Italia manca “un sistema informativo unitario che ci dica quanti minorenni sono collocati fuori dalla famiglia di origine, la ragione per la quale sono collocati, se il minorenne va in una struttura di accoglienza o in affido e se cambia il collocamento”. Nonostante ciò, è possibile far riferimento ad alcuni dati per inquadrare le dimensioni del fenomeno. In particolare, l’ultimo numero dei “Quaderni di ricerca sociale”, pubblicati dal ministero del Lavoro e delle Ricerche Sociali, riferisce di 26.615 minori fuori famiglia nel 2016, di cui 12.603 accolti nei servizi residenziali per minorenni. Un numero di certo importante se si considera che in base alla legge 184 lo Stato dovrebbe agire “al fine di prevenire l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’àmbito della propria famiglia”.
I costi. È superfluo specificare che maggiore è il numero dei minori presenti in queste strutture, maggiore sarà il budget necessario per garantirne l’accoglienza. Mancando fonti ufficiali, si può far riferimento al dossier “Come funziona e quanto costa una casa famiglia” pubblicato nel 2018 dall’ente Casa al plurale, in riferimento alla regione Lazio: secondo quest’ultimo la retta giornaliera necessaria per ogni minore ospitato in una casa famiglia si aggirerebbe tra i 208,68 e i 227,20 euro. Si parla di un budget annuo di oltre un miliardo di euro.
La questione dei giudici onorari. Ma il punto su cui già in passato diverse associazioni hanno insistito riguarda il funzionamento dei Tribunali e delle Corti d’appello minorili. Al loro interno infatti le corti sono costituite da due giudici togati e da due giudici onorari. Si tratta, secondo quanto stabilito dalla norma del 1934 e poi modificata nel 1956, non di magistrati di professione, ma di cittadini “benemeriti”. Ebbene, l’anomalia riscontrata fin dal 2013 dall’associazione Finalmente Liberi riguarda la non imparzialità di molti di questi giudici: l’associazione di Federcontribuenti ha infatti scoperto che dei giudici onorari attivi in Italia – come indicato dall’inchiesta condotta nel 2015 da Maurizio Tortorella per Panorama – “151 nei Tribunali, più 54 nelle Corti d’appello, operano in totale e palese conflitto d’interessi”, in quanto economicamente o professionalmente legati alle stesse strutture predisposte per i minori allontanati dalle famiglie. Un’incongruenza sulla quale è ormai necessario fare definitivamente luce per evitare che episodi come quelli rivelati da inchieste come “Angeli e Demoni” o “Veleno” possano ripetersi.
2 commenti
il Tempo (ed. Nazionale) del 29/07/19 pag. 22
Le letteredellunedì
Famiglia
L’intervento del ministro Fontana
Gentile direttore. il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana è intervenuto nell’inchiesta “Angeli e demoni” contro la realtà dei figli affidati a comunità e/o ad altra famiglia. Togliere in base a disegnini ai figli i due genitori è certamente grave quanto toglierne uno solo dei due. Si auspica una commissione d’inchiesta sui casi di ctu in cui in base a disegnini si è tolto un genitore ai figli. Silvio Pammelati (Roma)
Il Centro del 02/07/19 pag. 12
AFFIDI
Non si tolgano i figli in base a un disegno
Gentile direttore, il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana è intervenuto nell’inchiesta “Angeli e demoni” contro la realtà dei figli affidati a comunità e/o ad altra famiglia. Togliere in base a disegnini ai figli i due genitori è certamente grave quanto toglierne uno solo dei due. Si auspica una commissione d’inchiesta sui casi di CTU in cui in base a disegnini fatti da un genitore lo si è tolto ai figli. Silvio Pammelati