Le valutazioni preliminari sugli effetti del coronavirus sull’economia mondiale, riportate nella nota congiunturale dell’Upb dello scorso 10 febbraio, indicano effetti sul Pil mondiale compresi tra 0,15 e 0,3 punti percentuali nel primo trimestre 2020; alcuni previsori indicano un impatto che potrebbe essere circa il doppio.
La diffusione del coronavirus può generare impatti significativi per l’economia italiana. E’ quanto rileva Confartigianato in una nota. Secondo la rilevazione odierna che arriva dall’agenzia dell’Ue per la difesa da malattie infettive, l’Italia è il primo paese europeo per numero di casi di Covid-2019 accertati. Nelle due regioni con il maggior numero di persone colpite, Lombardia e Veneto, e nelle quali sono già in vigore provvedimenti nazionali e regionali che limitano la mobilità delle persone e l’esercizio di attività economiche, si concentra il 31,4% del Pil nazionale, il 40,5% delle esportazioni, oltre un quarto (25,3%) delle presenze turistiche, un terzo (32,5%) di quelle straniere.
La crisi da coronavirus. Nelle due regioni – spiega Confartigianato – è localizzato il 29,4% degli occupati delle micro e piccole imprese italiane (pari a 3,2 milioni) e poco meno di un terzo (31,2%) degli addetti dell’artigianato, pari a 836 mila occupati. La crisi da coronavirus amplifica i segnali di debolezza del ciclo economico: l’analisi dei dati pubblicati da Eurostat nei giorni scorsi evidenzia nel 2019 una flessione del 2% della produzione manifatturiera in Eurozona, appesantita dal forte calo (-4,5%) rilevato in Germania e sul quale ha influito la caduta del 14,5% della produzione di autoveicoli. La dinamica della produzione manifatturiera mantiene il segno positivo in Spagna (+0,8%) e in Francia (+0,4%).
La frenata della manifattura tedesca – prosegue Confartigianato – coinvolge in pieno le imprese lombarde e venete che, da sole, determinano il 43,8% delle esportazioni verso la Germania: nei primi nove mesi del 2019 l’export sul mercato tedesco scende del 2,3% in Lombardia e dello 0,4% in Veneto.
I dati. Nei settori dove prevale l’occupazione nelle micro e piccole imprese, la produzione mostra segnali di maggiore tenuta, con una riduzione nel complesso dei settori di MPI che si ferma al -1,0%, attenuata di 0,7 punti rispetto alla media del manifatturiero.Tra i settori di mpi va sottolineata l’ottima performance delle Altre manifatture, in salita del 5,7% e in miglioramento rispetto al +2,7% dell’anno precedente; all’interno di questo segmento traina la forte crescita della Gioielleria (+16,3%) mentre crescono sia Prodotti medici (+4,6%) che Giochi e giocattoli (+4,5%). La crescita della produzione di oreficeria – si legge nella nota – è determinata anche dal buon andamento della domanda estera, con un +9,9% nei primi nove mesi del 2019.
I settori di Mpi. Tra gli altri settori caratterizzati dalla diffusa presenza di micro e piccole imprese è in territorio positivo anche il trend della produzione di Alimentare con +2,9%, Pelle con +2,4% e Stampa con +2,2%. Segno negativo per i Mobili che registrano un calo della produzione dell’1,1%, ma in rallentamento rispetto al -3,5% del 2018, per i Prodotti in metallo con -4,4%, invertendo la crescita dello 0,9% dell’anno precedente, per il Tessile con -8,0%, in peggioramento rispetto al -3,3% del 2018, e Abbigliamento che – conclude Confartigianato – registra una caduta della produzione del 9,9%, il peggior dato dal 2013.