«L’inestricabile dedalo di norme e le evidenti carenze strutturali e professionali del personale della pubblica amministrazione rischiano di compromettere l’utilizzo delle ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’Europa». Lo ha dichiarato a Börsen-Zeitung, il principale quotidiano finanziario tedesco, il presidente di Confindustria Brindisi, Gabriele Menotti Lippolis, all’interno di un articolo nel quale vengono intervistati esponenti del mondo economico italiano in merito alle difficoltà di spesa dei fondi del Pnrr.
«Nell’intervista a Börsen-Zeitung ho sottolineato – spiega Menotti Lippolis – l’esistenza di diverse criticità sull’effettiva capacità di spesa dei soggetti attuatori. Trovo utile richiamare l’analisi del presidente emerito della Corte costituzionale, già presidente del Consiglio di Stato, Giancarlo Coraggio, che come primo ostacolo all’esecuzione delle opere pubbliche ha citato il dedalo inestricabile di norme. Un esempio denunciato dall’Anci: l’assegnazione dei soldi del Pnrr dipende da un doppio passaggio di autorizzazioni del ministero dell’Economia e delle Finanze, e senza i fondi non si possono fare i bandi. Ebbene, Coraggio descrive le normative vigenti come un complesso mastodontico, spesso di difficile applicazione, soggetto a continue modifiche, che rende difficile l’opera delle stazioni appaltanti, le quali, come se non bastasse, scontano evidenti carenze strutturali e professionali che si riverberano in progetti esecutivi non sempre all’altezza. Ha ragione, pertanto, il Ministro per l’attuazione del Pnrr, Raffaele Fitto, quando dichiara che esistono criticità sull’effettiva capacità di spesa dei soggetti attuatori. Basti pensare che molti Comuni del Mezzogiorno, a causa dei tagli e del blocco decennale dei turn over, per rimpolpare piante organiche coperte solo per metà e con età media over 55 sono costretti ad incrementare l’addizionale Irpef».
E poi ci sono i dibattuti temi legati: alla burocrazia difensiva, che il ministro della Giustizia Carlo Nordio punta ad allentare attraverso la riforma dell’abuso d’ufficio; al processo di semplificazione normativa, che troverà una pietra angolare nel prossimo Codice degli Appalti licenziato dal Consiglio di Stato e ritoccato ulteriormente dal ministero delle Infrastrutture retto da Matteo Salvini.
«Troppo spesso – argomenta il presidente di Confindustria Brindisi – accade che si attivino veti incrociati e che nelle conferenze di servizi la burocrazia difensiva (a volte al servizio di approcci ideologici) di un ufficio di un ente locale alimenti quella di altri uffici. Un investitore o un’opera pubblica difficilmente escono indenni dalla giungla delle autorizzazioni ambientali, paesaggistiche ed urbanistiche. Occorre attuare, pertanto, una seria revisione su tali autorizzazioni e adoperarsi per una semplificazione radicale delle normative, così come hanno sottolineato più volte il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e la presidente di Ance, Federica Brancaccio. Per questo concordo con il presidente emerito della Corte costituzionale e con il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, quando dicono che ci si potrebbe limitare solo all’applicazione delle direttive europee in materia di appalti. Se a tutto questo ci aggiungiamo la scarsa attivazione del partenariato tra pubblico e privato e l’esplosione dei prezzi e dei costi delle opere, con il bando per la più grande opera, ovvero la diga foranea di Genova, andato deserto proprio per tali ragioni, il quadro è completo».