Con 62 miliardi complessivi, quello relativo agli interventi sulle infrastrutture, sulla mobilità e sulla logistica sostenibili è uno dei capitoli più importanti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e promette di trasformare profondamente il volto del paese per superare arretratezze secolari. In questa sfida, sarà centrale il ruolo del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) per ottimizzare l’utilizzo delle risorse nel segno della sostenibilità economica, sociale ed ambientale con il principale obiettivo di evitare interventi a pioggia e garantire la realizzazione delle misure previste dal piano.
Il Pnrr rappresenta infatti una svolta di enorme importanza e aggiunge 47 miliardi di euro rispetto alle risorse previste a legislazione vigente per gli investimenti di competenza del Mims. Inoltre, nella versione definitiva del Piano le risorse per infrastrutture, mobilità e logistica sono aumentate di 14 miliardi rispetto alla bozza approvata dal precedente esecutivo il 12 gennaio scorso. Il 56% delle risorse (34,7 miliardi di euro) è destinata a interventi nel Mezzogiorno, segno della volontà del Governo di avviare concretamente politiche per il superamento dei divari tra le diverse aree del Paese.
I progetti del Ministero si finanziano per 41 miliardi con le risorse europee del programma Next Generation Eu (40,7 miliardi) e con quelle del React Eu (313 milioni), cui si aggiungono risorse nazionali per quasi 21 miliardi di euro, di cui 10,6 miliardi dal Fondo complementare e 10,3 miliardi dallo scostamento di bilancio. I fondi nazionali perseguono i medesimi obiettivi di quelli europei, ma in alcuni casi finanziano progetti relativi a un orizzonte temporale più lungo rispetto al termine del 2026 imposto dal Pnrr, come il completamento dell’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria.
Attraverso l’intervento del Mims, Il PNRR promette di mettere mano a numerosi capitoli strategici per le infrastrutture e la mobilità del paese: l’estensione dell’alta velocità ferroviaria e il potenziamento delle reti regionali; il rinnovo dei treni, degli autobus e delle navi per la riduzione delle emissioni; gli investimenti per lo sviluppo dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi; gli interventi di digitalizzazione per la sicurezza di strade e autostrade; la transizione ecologica della logistica; lo sviluppo della mobilità ciclistica e delle strade provinciali per migliorare la viabilità delle aree interne; la qualità dell’abitare e le infrastrutture sociali; la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche.
Non mancano progetti che saranno realizzati in collaborazione con altri Ministeri (Transizione ecologica, Transizione digitale, Cultura, Giustizia, Dipartimento per il Sud e la Coesione territoriale). Infatti, quattro delle sei ‘missioni’ che compongono il Pnrr prevedono interventi di competenza del Mims: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (493 milioni di euro); rivoluzione verde e transizione ecologica (15,8 miliardi); infrastrutture per una mobilità sostenibile (41,8 miliardi); inclusione e coesione sociale (3,9 miliardi).
Molto soddisfatto il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini che ha dichiarato: “Gli oltre 60 miliardi di investimenti che il Mims dovrà realizzare rappresentano una sfida e un’opportunità senza precedenti che cambierà il funzionamento del nostro Paese. Gli interventi previsti sono parte di una visione sistemica del futuro dell’Italia in linea con gli indirizzi europei, con i principi dell’Agenda 2030 dell’Onu e del Green Deal. Agli investimenti si affiancano poi riforme per l’accelerazione dei tempi di esecuzione delle infrastrutture e per migliorare l’efficienza del nostro sistema economico, condizioni queste indispensabili per rilanciare il Paese e renderlo più resiliente a futuri shock”.
Per assicurare una tempestiva attuazione del Piano, Giovannini ha istituito all’interno del Dicastero un Comitato Pnrr incaricato di seguire ogni fase di realizzazione dei progetti e di valutarne gli effetti in termini occupazionali (in particolare per giovani e donne), di riduzione delle disuguaglianze socioeconomiche e di impatto sull’ambiente, in linea con le indicazioni europee. Nello spirito del partenariato sociale, è stata poi istituita la “Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili”, composta da numerose organizzazioni sindacali e imprenditoriali, associazioni ambientaliste e reti della società civile, con il compito di accompagnare l’attuazione del Piano fornendo indicazioni, suggerimenti e proposte.
Tra i numeri principali nella sezione trasporti e infrastrutture del PNRR troviamo quelli relativi alla cosiddetta “cura del ferro” che dovrebbe comportare un abbattimento di 2,3 milioni di tonnellate annue di emissioni di CO2. In particolare, saranno realizzati 700 chilometri di ferrovia tra sviluppo dell’alta velocità e linee regionali, 216 chilometri di nuove linee tranviarie, metropolitane e di filobus, oltre all’acquisto di nuovi treni.
Per lo sviluppo delle linee ferroviarie ad alta velocità/alta capacità sono previsti investimenti per 25 miliardi, mentre 5,45 miliardi sono destinati al potenziamento delle reti regionali e l’elettrificazione, con una particolare attenzione al Mezzogiorno, e al miglioramento dei collegamenti ferroviari con porti e aeroporti. Per il programma di potenziamento dei nodi ferroviari nelle aree urbane sono previsti circa 3 miliardi, mentre 700 milioni serviranno per la riqualificazione di 30 stazioni strategiche dal punto di vista trasportistico e turistico. Gli investimenti previsti nella mobilità su ferro prevedono anche la realizzazione del programma ‘Percorsi nella storia’, con interventi nelle ferrovie storiche nazionali e il treno verde della Sardegna.
Tra le voci che chiedono integrazioni agli interventi previsti dal PNRR c’è quella del presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè secondo il quale, le misure previste non riguardano tutte le modalità di trasporto che, grazie alle evoluzioni tecnologiche, sono invece in grado di contribuire alla sostenibilità del settore. In particolare, per Conftrasporto sono poco convincenti le risorse destinate all’intermodalità e lo stanziamento di 250 milioni di euro per la Piattaforma Logistica Nazionale (PLN), che non ha prodotto risultati tangibili nonostante gli ingenti contributi statali. “Digitalizzazione, dematerializzazione dei documenti, connessione dei nodi e semplificazione dei controlli doganali devono essere i pilastri su cui basare il rinnovamento, ma non possono avvenire senza un coinvolgimento delle imprese”, ha affermato Uggè.
Secondo Conftrasporto le riforme previste, sia sul fronte della Pubblica Amministrazione (semplificazione del codice dei contratti pubblici), sia su quello settoriale (attivazione dello sportello unico doganale e dei controlli, emanazione del Regolamento sulle concessioni portuali, trasferimento della titolarità di ponti e viadotti alle strade di 1° livello), disegnano una svolta epocale, che, se realizzata, può contribuire a “Riconnettere l’Italia” traducendo il Piano in concreti miglioramenti per l’efficienza e la sostenibilità del comparto.
Per l’associazione resta però immutata l’esigenza di interventi nell’immediato per sostenere l’operato di un comparto duramente colpito dalla pandemia, e di misure capaci di accompagnare la transizione energetica del settore. Mancherebbero infatti nell’ultima versione del PNRR, secondo Conftrasporto, le previsioni di sviluppo dei combustibili ‘alternativi’, come il GNL (Gas Naturale Liquefatto), per abbattere le emissioni del trasporto marittimo e terrestre e secondo l’associazione risulta quindi essenziale reinserire, tra i progetti ‘green’, le infrastrutture per la decarbonizzazione del trasporto navale.
Conftrasporto afferma che “le imprese marittime non potranno sopportare da sole gli ingentissimi costi per il rinnovamento delle flotte nei collegamenti insulari e nelle autostrade del mare, centrali per la continuità territoriale e la sostenibilità ambientale del trasporto merci e che per tutti questi motivi, nel processo di attuazione del Piano, sarà indispensabile il coinvolgimento delle rappresentanze d’impresa”.
Le sfide poste dalla mobilità del futuro sommate alle croniche arretratezze del sistema logistico e infrastrutturale italiano e alla farraginosità del sistema degli appalti costituiscono lo scenario entro il quale dovranno essere realizzati gli interventi del Pnrr. L’occasione è irripetibile e sarà necessario un grande lavoro di partnership tra soggetti pubblici e privati, associazioni di categoria per fare in modo che il Pnrr non resti solo un libro dei sogni.