Nel 2018 la dinamica del PIL, pur rimanendo positiva, ha rallentato in tutte le macroaree del Paese. Secondo le stime preliminari dell’Istat pubblicate lo scorso giugno, il PIL a valori concatenati è cresciuto a ritmi più intensi nel Nord Est rispetto al Nord Ovest e al Centro e, soprattutto, al Mezzogiorno.
L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia evidenzia un indebolimento della dinamica nella seconda parte dell’anno in tutte le aree; il fenomeno si è manifestato più intensamente nel Mezzogiorno e nel Nord Ovest. La tendenza al rallentamento si sarebbe confermata nel primo semestre del 2019: rispetto al periodo corrispondente del 2018 l’attività economica sarebbe lievemente aumentata nel Nord Est e nel Centro, si sarebbe mantenuta stabile nel Nord Ovest e avrebbe mostrato un lieve calo nel Mezzogiorno.
Nel Mezzogiorno rimane ampio il ritardo rispetto al resto del Paese. Con riferimento al 2018, il PIL risulta ancora di circa dieci punti percentuali inferiore a quello del 2007 nel Mezzogiorno, di quasi tre nel Centro Nord. Anche in termini di prodotto pro capite il ritardo rispetto al 2007 è maggiore nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord (rispettivamente 10 e 7 punti percentuali) ma la differenza tra le due aree risulta meno marcata, soprattutto per via della diversa intensità dei flussi migratori in uscita e in entrata (rispettivamente maggiori e minori al Sud rispetto al Centro Nord).
Pur restando su un sentiero espansivo nel dato nazionale complessivo, l’impiego di lavoro ha sostanzialmente ristagnato nel Mezzogiorno. Nel 2018 i consumi hanno decelerato ovunque, presumibilmente risentendo del clima di maggiore incertezza sulla situazione economica.