Secondo il Rapporto diffuso da Banca d’Italia in merito alle economie regionali, nel 2018 l’attività economica in Toscana è cresciuta debolmente, a un ritmo analogo a quello nazionale, sospinta principalmente dalle esportazioni. In un contesto di condizioni di finanziamento ancora mediamente favorevoli, anche la spesa per consumi e soprattutto quella per investimenti sono aumentate. Nella seconda parte dell’anno sono emersi segnali di peggioramento, connessi col deterioramento del quadro macroeconomico nazionale e internazionale. L’incertezza sulle prospettive di crescita continua a condizionare negativamente le aspettative formulate dagli operatori per l’anno in corso.
Le imprese. Nell’industria il fatturato è aumentato soprattutto per le imprese medio-grandi. Le esportazioni, trainate da farmaceutica, moda e nautica, hanno mostrato un’espansione più sostenuta della media del Paese, sia a valori correnti sia in termini reali, sebbene al di sotto della domanda potenziale. Gli investimenti sono cresciuti anche grazie agli incentivi di Industria 4.0; questi ultimi hanno sostenuto l’adeguamento tecnologico della dotazione di capitale, per il quale permane tuttavia un ritardo rispetto alla media nazionale. Lo sviluppo dei flussi turistici, dall’estero e italiani, ha favorito la crescita dei relativi servizi. L’attività del comparto edile ha mostrato segnali di lieve ripresa, sebbene i livelli di attività siano ancora contenuti rispetto all’avvio della crisi. Il mercato immobiliare è stato interessato dalla vivacità delle contrattazioni, sia di abitazioni sia di immobili non residenziali, e il comparto delle opere pubbliche ha continuato a beneficiare dell’aumento del valore dei bandi messi a gara. La redditività delle imprese è nel complesso rimasta elevata; ne hanno beneficiato la capacità di autofinanziamento e la liquidità, con una conseguente debole domanda di credito. A fronte di una maggiore resilienza durante la crisi, dal 2014 la ripresa dell’attività economica è stata più lenta in Toscana a causa principalmente di una peggiore dinamica della produttività del lavoro. Il processo di selezione è proseguito nella fase di ripresa, con l’uscita dal mercato di unità meno profittevoli e più fragili finanziariamente; ne sono derivati una maggiore incidenza di imprese a elevate potenzialità di sviluppo e un generale riequilibrio della struttura finanziaria mediante un irrobustimento patrimoniale, soprattutto nell’industria.
Il mercato del lavoro. Nel 2018 è proseguito l’aumento dell’occupazione, seppure con minore intensità rispetto all’anno precedente, sostenuto dal settore dei servizi non commerciali. Sono calate le forze di lavoro, soprattutto nella fascia di età più giovane, e si sono ridotte le persone in cerca di occupazione; il tasso di disoccupazione è diminuito di oltre un punto percentuale.
Le famiglie. Il perdurare di condizioni favorevoli nel mercato del lavoro ha influito positivamente sulla crescita del reddito e dei consumi familiari. La dispersione nei redditi da lavoro è rimasta inferiore in Toscana rispetto ad altre aree del Paese, in un contesto di maggiore inclusione sociale e benessere economico. Nel periodo 2008-2017 la ricchezza finanziaria delle famiglie è cresciuta ma non è riuscita a controbilanciare il consistente calo di quella reale, condizionata dalla flessione dei prezzi delle abitazioni. In un contesto di bassi livelli di rendimento, nel 2018 il risparmio si è ancora diretto verso forme d’investimento prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente, e verso strumenti finanziari a basso rischio. L’indebitamento delle famiglie ha lievemente accelerato, in presenza di condizioni di accesso al credito ancora distese. Le nuove erogazioni di mutui sono tornate a salire, dopo il calo dell’anno precedente; si è ridotta l’incidenza delle operazioni di surroga e sostituzione di mutui pregressi, che nell’ultimo quadriennio hanno consentito alle famiglie di realizzare significativi risparmi in termini di costo.
Il mercato del credito. È proseguita la riconfigurazione della rete di sportelli sul territorio, ad opera esclusivamente degli intermediari maggiori. L’innovazione digitale e la rapida diffusione dei dispositivi mobili nell’interazione tra banche e clientela, intensificatesi nel decennio in corso hanno favorito sia lo sviluppo di servizi di pagamento più evoluti sia investimenti nel Fintech. Nel 2018 il credito all’economia regionale è ancora moderatamente cresciuto, sospinto dai prestiti alle famiglie a fronte della stazionarietà di quelli alle imprese. La dinamica dei finanziamenti ha mostrato elevata eterogeneità, con una crescita concentrata verso le imprese del manifatturiero, quelle più grandi, quelle meno rischiose o con maggiori potenzialità di sviluppo. Nel secondo semestre si sono delineati primi segnali di irrigidimento delle condizioni di offerta al settore produttivo, principalmente attraverso un aumento dei costi accessori e un innalzamento del rating minimo richiesto, con riduzione anche delle quantità disponibili. Nella fase di ripresa, criteri di selezione più rigorosi adottati dalle banche hanno contribuito a un generale miglioramento della qualità del credito. In tale quadro, in cui sono state implementate ulteriori iniziative di smobilizzo dei prestiti problematici, è ancora calato lo stock di finanziamenti bancari deteriorati.
La finanza pubblica. Nel 2018 la spesa corrente degli enti territoriali è aumentata; quella sanitaria, che rappresenta una delle componenti principali, è cresciuta in linea con il dato nazionale. Gli esborsi sono saliti sia per l’acquisto di beni e servizi sia per i costi del personale; su questi ultimi ha inciso principalmente il rinnovo dei contratti collettivi nazionali. La spesa per investimenti fissi, per circa la metà effettuata dai Comuni, è cresciuta. Le entrate degli enti territoriali sono aumentate. I Comuni toscani si caratterizzano per una maggiore capacità nella riscossione dei tributi rispetto alla media italiana.