Secondo il Rapporto diffuso da banca d’Italia in merito alle economie regionali, l’economia della regione Marche è cresciuta in misura moderata anche nel 2018. Nell’ultimo quinquennio la ripresa dell’economia marchigiana ha mostrato un ritmo più lento di quello italiano e il recupero del prodotto perso negli anni di crisi è ancora lontano: il PIL marchigiano si colloca circa 11 punti percentuali sotto il livello del 2007, contro i circa 4 nel Paese. Nel 2018 un sostegno alla domanda interna è derivato dal miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, che ha favorito i redditi e i consumi delle famiglie, e dalla fase iniziale della ricostruzione post-sisma, che ha sospinto l’attività del settore edile. Le esportazioni continuano a ristagnare. Le condizioni cicliche sono peggiorate nella parte finale del 2018 e la debolezza del quadro congiunturale si è protratta nei primi mesi del 2019, accompagnata da aspettative incerte delle imprese, che hanno concorso al ridimensionamento degli investimenti programmati per l’anno in corso.
Le imprese. La produzione industriale è moderatamente cresciuta nella media del 2018, registrando però un’interruzione della fase espansiva nella seconda parte dell’anno; tra i comparti di specializzazione regionale è proseguito lo sviluppo della meccanica, mentre l’attività dell’industria calzaturiera si è ancora ridotta. Nell’edilizia – settore dove la produzione è maggiormente lontana dai livelli antecedenti la crisi – l’attività mostra segnali di rafforzamento, cui si accompagna un recupero degli scambi sul mercato immobiliare. Il settore dei servizi ha nel complesso riportato una leggera crescita; al suo interno, le attività commerciali hanno beneficiato anche del recupero della spesa dei turisti stranieri. L’andamento sfavorevole delle esportazioni, in controtendenza con il Paese, è dipeso dal calo delle vendite sui mercati extra UE. L’accumulazione di capitale si è rafforzata, sebbene permanga su livelli inferiori a quelli pre-crisi; i programmi per l’anno in corso prefigurano una revisione al ribasso della spesa. Nel 2018 la redditività delle imprese ha proseguito a migliorare e le disponibilità liquide, pure se in calo nella parte finale dell’anno, restano su livelli storicamente elevati. Le condizioni finanziarie delle imprese si sono di molto irrobustite nell’ultimo decennio, sia per effetto dell’uscita dal mercato delle aziende meno solide, sia per il riequilibrio degli indici economico-finanziari intrapreso da quelle attive. Nel 2018 i prestiti alle imprese regionali sono nel complesso diminuiti, con divari però significativi tra categorie di clientela: in particolare, il credito è aumentato per le aziende con rating migliori.
Il mercato del lavoro. Nel 2018 l’occupazione è cresciuta, grazie all’incremento del numero di lavoratori alle dipendenze, tra i quali sono tornati ad aumentare quelli a tempo indeterminato; per contro, è proseguita la flessione della componente autonoma. Il tasso di occupazione e quello di disoccupazione sono entrambi migliorati. Il tasso di disoccupazione è calato anche per i giovani, in particolare nella fascia di età interessata da incentivi contributivi per la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Nell’ultimo decennio la composizione dell’occupazione per qualifiche professionali in regione è cambiata meno che nel Paese; essa continua a caratterizzarsi per una maggiore incidenza delle professioni a qualifica intermedia anche come riflesso della loro concentrazione nell’industria, settore che in regione assume un peso rilevante.
Le famiglie. Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha influito positivamente sui redditi delle famiglie, sulla loro percezione circa la propria situazione economica e sul loro potere d’acquisto. Il reddito disponibile delle famiglie è tornato a crescere dopo la stagnazione dell’anno precedente. Il suo livello pro capite si mantiene lievemente al di sopra della media italiana. Come negli ultimi anni, la dinamica del reddito è stata sostenuta soprattutto dai redditi da lavoro, che in regione sono distribuiti in modo meno diseguale che in Italia, e in particolare da quelli da lavoro dipendente. I consumi delle famiglie nelle Marche, pur continuando a crescere, hanno tuttavia mostrato un rallentamento, su cui ha influito anche l’indebolimento della spesa per beni durevoli. Il credito alle famiglie, sia nella componente dei mutui per l’acquisto di case, sia in quella destinata a finanziare i consumi, ha continuato a espandersi, ma a un ritmo in progressiva decelerazione nel corso dell’anno.
Il mercato del credito. Il processo di aggregazione all’interno del settore bancario è proseguito: dopo le operazioni di fusione che nel 2017 avevano interessato i due principali intermediari con sede in regione, nel 2018 si sono realizzate fusioni tra operatori di minore dimensione; nei primi mesi del 2019, inoltre, si è completata la riforma del settore delle banche di credito cooperativo (BCC), con la costituzione dei due gruppi cooperativi su scala nazionale in cui sono confluite le BCC marchigiane. Il numero di sportelli bancari ha continuato a ridimensionarsi, ma con un’intensità minore del biennio precedente. I prestiti bancari a clientela regionale sono lievemente calati: la riduzione dei finanziamenti alle imprese ha più che bilanciato l’incremento nel comparto delle famiglie. La qualità del credito è ancora migliorata: i flussi di nuovi crediti deteriorati si stanno ridimensionando e le loro consistenze iscritte nei bilanci delle banche diminuiscono anche per effetto di rilevanti operazioni di cessione.
La finanza pubblica. Nel 2018 la spesa primaria degli enti territoriali marchigiani è cresciuta, nella componente corrente e soprattutto in quella in conto capitale, che ha beneficiato dell’avanzamento nell’attuazione dei programmi comunitari gestiti a livello regionale. In parallelo con le spese, sono aumentate le entrate degli enti territoriali, che in termini pro capite si attestano su un livello in linea con la media delle Regioni a Statuto Ordinario (RSO). I Comuni marchigiani hanno conseguito in media avanzi meno ampi e disavanzi meno gravosi di quelli osservati nelle RSO; la quota di enti in avanzo è analoga a quella osservata nelle RSO. È proseguito il calo del debito delle Amministrazioni locali delle Marche, il cui ammontare pro capite si conferma inferiore alla media nazionale.