Secondo il rapporto annuale di Banca d’Italia, nel 2018, in Campania, la ripresa dalla grande crisi, avviatasi nel 2014, si è indebolita. Il peggioramento congiunturale, che ha interessato la regione specie nell’ultima parte dell’anno, si è esteso a tutte le principali componenti dell’economia campana. Le attese formulate dagli operatori non segnalano un rafforzamento della ripresa nei prossimi mesi dell’anno in corso.
Le imprese. ll valore aggiunto, secondo stime ancora preliminari di Prometeia, ha decelerato marcatamente nel 2018 in tutti i principali comparti di attività. A tale andamento hanno contribuito la domanda estera e i consumi delle famiglie. Il rallentamento della domanda estera ha interessato sia le esportazioni di beni, in tutti i principali settori di specializzazione regionale, sia la spesa dei turisti stranieri in Campania. Negli ultimi anni tale spesa è stata sostenuta dal turismo per motivi culturali, come riflesso dal positivo andamento di visitatori e introiti del sistema museale, specie dopo la sua recente riforma. Le imprese nel 2018 hanno accresciuto gli investimenti, in linea con quanto programmato a inizio anno. Al sostegno dei piani di accumulazione delle imprese hanno contribuito le misure di incentivazione. La redditività delle imprese è migliorata e, nel contempo, si è attenuato il processo di uscita dal mercato. Il rallentamento dell’attività economica si è riflesso sulla dinamica del credito alle imprese che si è indebolita a fronte di condizioni di offerta che, pur rimanendo nel complesso distese, si sono lievemente irrigidite nel secondo semestre. L’andamento del credito è stato molto eterogeneo tra settori, con il comparto manifatturiero che ha accelerato in controtendenza rispetto agli altri, e tra classi di rischio. Il credito alle imprese più rischiose, nuovamente ridottosi nel 2018, ha risentito sia di politiche di concessione più selettive sia di più contenuti livelli di domanda.
Il mercato del lavoro. Nel 2018 l’occupazione in Campania è calata, interrompendo la fase espansiva registrata a partire dal 2015. I livelli occupazionali si sono tuttavia mantenuti nel complesso su valori analoghi a quelli pre‑crisi. Rispetto a questi ultimi, il recupero ancora da compiere risulta però pronunciato nel comparto delle costruzioni e opere pubbliche, nonché in alcuni sistemi locali del lavoro. Nel settore privato non agricolo, secondo dati dell’INPS, le assunzioni nette hanno rallentato, nonostante la ripresa di quelle a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione permane elevato, nonostante il calo del 2018. L’offerta di lavoro si è contratta riflettendo il calo sia nel numero delle persone in cerca di lavoro sia in quello degli occupati.
Le famiglie. Il peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha inciso sui consumi delle famiglie che hanno nel complesso rallentato. La decelerazione non ha interessato i consumi di beni durevoli, sostenuti dalla dinamica degli acquisti di auto usate. La Campania presenta una diffusione della povertà superiore alla media italiana e una diseguaglianza più ampia dei redditi. Il benessere delle famiglie campane risente non solo di divari reddituali elevati ma anche di una più bassa qualità dei servizi pubblici e di peggiori condizioni di salute rispetto ad altre aree del Paese. Sebbene in progressivo miglioramento nello scorso decennio, l’accessibilità finanziaria all’acquisto di un’abitazione rimane in Campania inferiore alla media italiana. Le famiglie campane che hanno contratto mutui hanno beneficiato, nelle fasi di discesa dei tassi di mercato, di operazioni di surroga e di sostituzione dei mutui.
Il mercato del credito. I prestiti bancari al settore privato non finanziario hanno continuato a crescere a ritmi superiori a quelli medi nazionali, nonostante la decelerazione degli ultimi mesi dell’anno. La qualità del credito è migliorata per le famiglie mentre è peggiorata per le imprese. È proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche, a fronte di una crescita dell’operatività da remoto. Lo sviluppo dei canali telematici si è riflesso sull’utilizzo del contante, la cui domanda, pur ridottasi negli anni, rimane superiore a quella media italiana. Le banche hanno diversificato l’offerta di prodotti di gestione del risparmio. I piani individuali di risparmio (PIR), introdotti nel 2017 nell’ordinamento italiano, nel 2018 hanno registrato una raccolta netta positiva, a fronte di una raccolta netta negativa per gli altri fondi di diritto italiano, ma i volumi gestiti in Campania rimangono ancora molto contenuti.
La finanza pubblica. Nel 2018 la spesa sanitaria si è ridotta, principalmente per effetto dei minori accantonamenti resi possibili dal miglioramento della gestione del contenzioso. Il costo del personale, in calo dal 2010, è tornato ad aumentare, nonostante il protrarsi del calo degli organici, per effetto dei rinnovi contrattuali. La qualità della sanità campana rimane inferiore agli standard nell’assistenza ospedaliera nonostante i progressi conseguiti. La spesa per investimenti degli enti locali è aumentata nel 2018, riflettendo l’accelerazione della spesa dei programmi comunitari, il cui grado di attuazione finanziaria rimane comunque inferiore alla media delle regioni meno sviluppate. Le fonti di finanziamento dei Comuni campani risentono della bassa capacità di riscossione e dell’ampia diffusione di enti in condizioni di criticità finanziaria.