Alla fine, quella che fino a qualche settimana sembrava essere solo una paura è diventata realtà: il nuovo Coronavirus ha invaso e stravolto le vite degli italiani, mettendo in serio pericolo la loro salute, nonché la loro sicurezza economica. Mentre infatti si susseguono gli appelli di esperti e medici al fine di incentivare le persone ad evitare il più possibile i contatti sociali, l’economia fa già i conti con un arresto forzato che avrà severe conseguenze anche a lungo termine. Tuttavia, c’è anche chi con il Covid-19 ha visto i propri profitti impennarsi, e non – è bene specificarlo – grazie ad operazioni di sciacallaggio: si tratta di tutti quei settori inevitabilmente favoriti dalle nuove esigenze imposte dall’emergenza Coronavirus, dal settore biotech a quello farmacologico, passando per tutte quelle aziende che forniscono servizi di piattaforme online, fino anche ai colossi dell’e-commerce, e non solo.
Tra i più favoriti, il comparto dell’healthcare ha registrato i profitti più notevoli, a partire dalle aziende del settore biotech. In particolare, sono diverse le aziende impegnate nella ricerca di vaccini che hanno visto negli ultimi mesi le proprie azioni impennarsi vertiginosamente. Una di queste è la Novavax, il cui ruolo è stato fondamentale nell’individuazione del vaccino contro altri coronavirus (Sars e Mers): dall’inizio di febbraio le sue azioni sono salite del 95%. Gli affari procedono piuttosto bene anche per le aziende attive nella produzione di indumenti e accessori destinati all’uso medico e specialistico come mascherine, guanti e indumenti medici: un esempio tra tutti – come riporta Il Sole 24 Ore – è l’incremento di vendite che ha interessato la Top Glove, il maggiore produttore al mondo di guanti per uso medico.
La corsa all’Amuchina che abbiamo visto verificarsi anche nel nostro paese nelle ultime settimane è l’esempio lampante di quanto stia accadendo in alcuni ambiti del settore farmaceutico. Come accaduto in passato in occasioni di crisi sanitarie – per esempio durante l’emergenza colera verificatasi negli anni ’80 nel Sud Italia –, le vendite del celebre antibatterico prodotto da Angelini Pharma sono schizzate alle stelle. La domanda ha raggiunto livelli tali da favorire anche episodi di sciacallaggio: su Amazon il singolo flacone da 80 ml ha raggiunto cifre esorbitanti. È stato necessario perfino l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in seguito al quale il colosso dell’e-commerce è intervenuto in prima persona a precisare che “il prezzo ai propri canali diretti di tutti i prodotti a marchio Amuchina è rimasto invariato” rispetto al periodo precedente all’emergenza Coronavirus.
Meno scontata è la crescita che sta interessando le imprese attive nel settore dei servizi online. La diffusione dello smart working come piano b all’impossibilità di lavorare in ufficio ha infatti determinato un forte aumento della domanda di piattaforme specializzate nella videoconferenza e nella gestione del lavoro da remoto. A beneficiare di questo periodo critico è anche il settore della telemedicina, ovvero di tutte quelle applicazioni informatiche che rendono possibili la cura dei pazienti a distanza, rendendo telematico l’incontro tra medici e pazienti.
La chiusura delle scuole in tutta Italia, dalle materne alle università, ha inoltre costretto molti genitori lavoratori alla difficoltà di conciliare il lavoro con la necessità di occuparsi dei propri figli. Non sorprende quindi il boom di richieste e offerte di babysitter registrato in quest’ultima settimana sui siti dedicati. Su Sitly – racconta Il Sole 24 Ore – ad esempio è stato registrato un aumento del 50% degli iscritti che si offrono come babysitter, mentre il numero di genitori è aumentato del 20%. Ma il vincolo a dover stare a casa ha avuto i suoi effetti anche nelle abitudine delle persone: non è un caso che nel mese di febbraio le azioni di Netflix sono aumentate in modo significativo, raggiungendo anche un incremento di oltre il 12%.