La Banca d’Italia diffonde le proprie proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2020-22. Lo scenario di base – si legge in una nota – prefigura una contrazione del Pil in Italia del 9,2% nella media di quest’anno, seguita da una graduale ripresa nel prossimo biennio (4,8% nel 2021e 2,5% nel 2022). All’andamento nell’anno in corso contribuirebbe, oltre alla caduta della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, il decremento della domanda interna, – spiega Bankitalia – in seguito alla sospensione di alcune attività economiche per il contenimento del contagio e alle ripercussioni della crisi epidemica sull’occupazione e sui redditi delle famiglie.
La ripresa del Pil, dal secondo semestre di quest’anno, – prosegue Bankitalia – sarebbe in larga parte attribuibile al graduale venir meno degli effetti connessi con le misure di contenimento; le ripercussioni della contrazione della domanda estera e dei flussi turistici e quelle derivanti da comportamenti più cauti di famiglie e imprese avrebbero invece effetti più persistenti, rallentando il ritorno dell’attività produttiva verso i livelli pre-crisi.
Le misure della politica di bilancio di sostegno diretto alla domanda, incluse nei decreti legge “Cura Italia” e “Rilancio”, fornirebbero un contributo significativo nel mitigare la contrazione del Pil nell’anno in corso, valutabile secondo i moltiplicatori tradizionali in oltre 2 punti percentuali. Alcune misure, – sottolinea Bankitalia – come la moratoria sul credito e le garanzie sui nuovi prestiti sarebbero inoltre essenziali a scongiurare il materializzarsi di possibili effetti non lineari associati a gravi conseguenze finanziarie, evitando una crisi di liquidità, mantenendo aperte le linee di credito delle imprese e soddisfacendo il fabbisogno di fondi indotto dalla crisi.
I consumi delle famiglie si ridurrebbero quest’anno a ritmi analoghi a quelli del Pil, risentendo principalmente delle limitazioni connesse ai provvedimenti di sospensione dell’attività e della contrazione dell’occupazione e del reddito disponibile, seppure attenuata dalle misure espansive; la ripresa – evidenzia Bankitalia – sarebbe in linea con quella del prodotto nel 2021 e più moderata l’anno successivo, in parte per l’esigenza di ricostituire i livelli di ricchezza colpiti dalla crisi.
Gli investimenti, risentendo della incertezza sulle prospettive dell’attività economica, scenderebbero del 15% nel 2020 e recupererebbero circa due terzi della diminuzione nel biennio successivo. Le esportazioni di beni e servizi si ridurrebbero di quasi il 16% nel 2020, riflettendo l’andamento della domanda estera e il sostanziale arresto nell’anno in corso dei flussi turistici internazionali, per poi tornare a crescere nei due anni seguenti. Le importazioni – si legge nella nota – seguirebbero una dinamica simile.
L’occupazione, misurata in termini di ore lavorate, diminuirebbe quest’anno di quasi il 10%, per poi recuperare metà della caduta nel 2021. Il numero di occupati si ridurrebbe tuttavia in misura più contenuta, attorno al 4,0% nel 2020, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione guadagni (Cig). L’inflazione – conclude Bankitalia – rimarrebbe pressoché nulla quest’anno e il prossimo, riflettendo gli effetti della caduta del prezzo del petrolio e del forte ampliamento dei margini di capacità inutilizzata, risalendo gradualmente nel 2022. L’inflazione di fondo risentirebbe nel complesso della debolezza della domanda, rimanendo su valori molto contenuti.
In caso di altri fattori, per ora impossibili da prevedere, come ad esempio lo scoppio di nuovi focolai, o il deteriorarsi delle condizioni finanziarie, ci sarebbe un’ulteriore scivolata con la caduta della domanda estera, più marcata di quella dello scenario di base nell’anno in corso (20%) e una ripresa piu’ graduale nel prossimo biennio, sia del commercio mondiale sia dei flussi turistici.
Ipotesi seconda ondata. Per Bankitalia, una seconda ondata di epidemia implicherebbe l’adozione di nuove misure di sospensione delle attività economiche per una quota pari a circa il 5% del valore aggiunto per 4 settimane nei mesi estivi e circa il 15% per 6 settimane tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Non solo, ma influirebbe un aumento dei rendimenti a lungo termine di circa 50 punti base e un irrigidimento delle condizioni del credito pari a circa la metà di quanto osservato durante la crisi finanziaria globale.