Conclusasi la finestra temporale per le elezioni in settembre, sembra chiaro che questa maggioranza, tenuta insieme apparentemente da soli buoni propositi, ha buone probabilità di affrontare le scadenze autunnali con l’assetto attuale a meno di uno scioglimento delle Camere e dalla conseguente riconfigurazione della maggioranza con funzione di “traghetto” verso gli adempimenti economici e le prossime elezioni.
La nota di aggiornamento del Def. Il primo scoglio da evitare sarà la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza prevista per il 27 settembre, integrazione nella quale il governo sarà chiamato ad aggiornare le previsioni economiche sull’andamento dell’economia e sulle ripercussioni che hanno avuto le misure inserite nella manovra del 2019. Il risparmio sul reddito di cittadinanza dovuto a una minore spesa in debito prevista per questa misura potrebbe lasciare un margine di maggiore libertà per la prossima manovra.
Il documento programmatico di bilancio. Il mercato del lavoro, l’evoluzione dei prezzi, saldo di bilancio e le linee guide della prossima manovra nel documento da trasmettere alle istituzioni europee entro il 15 ottobre farà sicuramente discutere soprattutto per l’eterogeneità di vedute e i limiti dovuti allo stato dei conti italiani rispetto al debito pubblico accumulato. La Lega di Matteo Salvini sembra non intenzionata a cedere sulle misure che ha proposto in campagna elettorale come la “Flat tax” mentre il Movimento 5 Stelle non arretra sul salario minimo, scenario possibile quello di un ulteriore scontro con l’Europa in fase di negoziazione di margini e misure.
Legge di bilancio. Dulcis in fundo, la manovra vera e propria. Trovati i 7,6 miliardi per evitare di incorrere nella procedura d’infrazione per debito eccessivo, si dovranno trovare altri 40 miliardi di spesa aggiuntiva nonostante le misure per contenere il debito, con un effetto di trascinamento che pare durare, potrebbero ridurre l’importo ad una trentina di miliardi. I punti fermi da tenere presenti sono il vincolo del 2,1% di debito e i “desiderata” dei capii della maggioranza che mal si conciliano con le direttive europee.
La sensazione che si registra è quella del rispetto dei paramenti europei nonostante ci sarà, prevedibilmente, un periodo caratterizzato forti precipitazioni polemiche tra governo ed istituzioni europee. Il punto della partita potrebbe giocarsi sull’aumento dell’IVA: nonostante Lega e 5 Stelle lo scongiurino, potrebbe essere la soluzione per finanziare la “Flat tax”, intervento sulle imposte indirette più facilmente eludibili, con un aggravio dell’imposta sul valore aggiunto che, dopo un avvio probabilmente caratterizzato da una diminuzione dei consumi, potrebbe avere come risultato un aumento del gettito fiscale.