L’Italia è leader europea nel comparto della gioielleria. Gli occupati nelle imprese del settore della gioielleria e bigiotteria sono oltre 31 mila, pari ad oltre un quarto (27,7%) dell’occupazione del settore nell’intera Unione europea, davanti ai 18 mila occupati della Francia e i 16 mila della Germania. Seguono, a distanza, la Polonia con 7.300 addetti e la Repubblica ceca con 4.600 addetti. E’ questa la fotografia scattata da Confartigianato Vicenza sulla base dei recenti dati Eurostat, predisposta in occasione dell’edizione di gennaio di VicenzaOro, e nella quale si è tenuto il Consiglio Direttivo nazionale degli Orafi.
I dati. Oltre tre quarti (77,1%) dell’occupazione della gioielleria – rileva Confartigianato – si concentra nelle micro e piccole imprese. Il comparto è ad alta vocazione artigiana: sono 6.106 le imprese artigiane, danno lavoro a 16.633 addetti, più della metà (53,5%) del comparto, e superano per numero degli addetti dell’intera oreficeria tedesca. Le tre province di Arezzo, Alessandria – con il distretto di Valenza Po – e Vicenza da sole contano 8.488 addetti nell’artigianato orafo, oltre la metà (51%) dell’occupazione di tutto l’artigianato orafo italiano.
La produzione. Ad un calo del numero delle imprese dell’oreficeria si affianca, tuttavia, una crescita della produzione: tra il 2009 e il 2018 la produzione italiana del comparto orafo aumenta del 71%, a fronte di una crescita più contenuta della media del manifatturiero, pari a +6% nello stesso periodo. In particolare, – spiega Confartigianato – si rileva un forte incremento della produzione orafa negli ultimi 2 anni con una variazione pari a +27,3%. Anche i dati più recenti, relativi ai primi 9 mesi del 2019, mostrano il proseguire di questa intensa crescita: nel periodo gennaio-settembre dell’anno la produzione orafa segna un +21,9% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Il made in Italy. Nel totale degli ultimi dodici mesi – prosegue Confartigianato – a novembre 2019 il made in Italy dell’oreficeria vale 5,5 miliardi di euro. Dopo un 2018 negativo per le esportazioni orafe italiane, calate dell’1,6%, i dati relativi ai primi 9 mesi del 2019 mostrano una consistente crescita delle esportazioni pari a +9,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I mercati. Il trend positivo – rileva Confartigianato – coinvolge tutte e tre le principali province esportatrici, che da sole rappresentano i tre quarti (76,5%) dell’export orafo italiano: la provincia di Arezzo nei mesi di gennaio-settembre 2019 segna un incremento delle esportazioni orafe pari a +11,9% rispetto allo stesso periodo del 2018, segue Alessandria che segna una crescita del 7,0% e Vicenza con +5,3%.
Le esportazioni. Il made in Italy dell’oreficeria italiana viene venduto prevalentemente nei mercati extra europei, che rappresentano il 74,8% delle esportazioni del settore, mentre i mercati dell’Ue a 28 rappresentano il 25,2% dell’export. Quasi i due terzi delle esportazioni orafe (44,8%) – sottolinea Confartigianato – sono destinate a cinque mercati: Svizzera con il 17,6% è il principale mercato dell’oreficeria italiana, seguita da Stati Uniti con 12,8%, Francia con 11,5%, Emirati Arabi Uniti con 11,1% e Hong Kong con 11,0%.
I prezzi alla produzione. Il valore della produzione e le esportazioni orafe sono influenzati dall’andamento dei prezzi. Dopo due anni di forti crescite che tra il 2014 e il 2016 avevano portato ad un aumento del +6,7%, nel 2018 l’indice dei prezzi di produzione al mercato estero cala (-2,0% rispetto al 2016). Tale flessione – conclude Confartigianato – si interrompe già nel 2019 che torna a mostrare segnali positivi: i dati medi relativi ai mesi di gennaio-settembre 2019 mostrano una variazione positiva dell’indice dei prezzi orafi pari a +3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.