L’inizio delle vaccinazioni in tutta Europa è sicuramente un segnale di speranza, un primo passo per sconfiggere il Covid-19 e uscire dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia. Tuttavia, per risolvere velocemente la situazione è necessario agire in maniera efficace e coordinata su due fronti: quello delle vaccinazioni e quello politico.
Per il primo entrano in gioco altri due elementi, cioè la velocità e l’efficacia della campagna vaccinale stessa. Infatti, se la vaccinazione di massa partirà con il giusto passo, senza ritardi o intoppi di sorta, gli effetti positivi si faranno sentire anche sull’economia, che potrebbe portare ad un ripristino della fiducia già nel primo semestre 2021, invertendo la tendenza negativa causata dalla pandemia. Inoltre, se le previsioni del Governo saranno rispettate e a inizio autunno si avrà oltre il 70% della popolazione vaccinata, la ripartenza potrà essere implementata e consolidata.
Nel caso di ritardi nel programma della campagna vaccinale, la ripresa sarà inesorabilmente più modesta e si riuscirà a tornare ai livelli pre-pandemia solo nel biennio 2022-2023. Tuttavia, il successo di questa ripartenza è condizionato anche dal contesto politico, il secondo fattore sopraelencato. Sarà necessaria stabilità di Governo, cosa difficile da pensare date le diverse tensioni nell’esecutivo non ancora risolte, e una organizzazione seria e puntuale dei progetti da inviare alla Commissione europea al fine di accedere ai fondi del Recovery Fund. Anche su quest’ultimo punto siamo un po’ in ritardo, come testimoniato dal richiamo del Commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni.
La vaccinazione. Al di là della campagna vaccinale avviata il 27 dicembre in tutta Europa, un gesto più simbolico che di sostanza, la campagna di vaccinazione non è partita proprio con il piede giusto. In Italia dovrebbero arrivare ben 470mila dosi settimanali del vaccino sviluppato dalla Pfizer. A livello sociale italiano i segnali al momento non sono buoni, con migliaia di persone che non vogliono vaccinarci e personale medico che invitano a non farlo. Inoltre, per quanto i social network siano un amplificatore poco attendibile, l’ondata di insulti rivolti sui social alle prime infermiere vaccinate nel nostro Paese sono un altro elemento negativo e che non fa sperare in esiti positivi della campagna. Inoltre, la mossa della Germania di acquistare ulteriori dosi di vaccino oltre il livello fissato dalla UE è un ulteriore segnale di assoluta negatività, perché rischia di far partire una corsa al vaccino tra i Paesi europei che sarebbe a dir poco deleteria. Tuttavia, un giudizio su questo fronte potrà essere dato solo dopo la partenza della vaccinazione vera e propria.
Economia e lockdown. Naturalmente, è quasi banale affermare che il 2020 è stato un anno disastroso dal punto di vista economico. Il ricorso alle misure draconiane, con la chiusura quasi totale di attività, servizi e aziende è stato sicuramente l’elemento che ha inciso più di ogni altro. Nel 2021 la tendenza sarà uguale a quella del periodo natalizio, almeno per il mese di gennaio (e probabilmente febbraio). Probabilmente ci saranno parziali riaperture nelle zone con numeri di contagio bassi. Tuttavia, per far sparire le misure imposte dal Governo sarà necessario far abbassare drasticamente la curva dei contagi. Con tutta probabilità l’incertezza sulla questione delle riaperture caratterizzeranno i primi mesi del 2021, così come la tendenza economica negativa dell’ultimo trimestre si trascinerà per il primo periodo del nuovo anno.
Nella nota di aggiornamento al Def di settembre si era ipotizzato un rimbalzo del 6%, che al momento, data l’evoluzione della pandemia e gli effetti della seconda ondata, sembra molto difficile da concretizzare. Nel caso tutto andasse storto sia a livello politico che sanitario, la crescita si attesterebbe su un pessimo 1,8% con il deficit al 7,8% nel 2021 (11,5% nel 2020) e un debito pubblico in aumento rispetto alla tendenza discendente. Non a caso, la previsione di un debito pubblico al 155,6% si avrebbe solo nel caso di un rimbalzo del 6% del PIL. Vi sono gli spazi sicuramente per evitare lo scenario peggiore, ma allo stesso tempo lo spazio per attuare un rimbalzo sostanzioso diventa sempre più stretto.
Le previsioni. Infatti, nell’ultimo Rapporto sulla politica di bilancio, redatto dall’Ufficio parlamentare al bilancio, vengono ridimensionate le prospettive per il nuovo anno: “Anche prefigurando un rapido recupero ciclico a partire dalla primavera, grazie anche al miglioramento del clima economico a seguito dell’avvio della campagna vaccinale, appare difficile realizzare la previsione programmatica del Governo di una crescita del Pil del 6 per cento”. Questa previsione, inoltre, tiene di conto sia le misure espansive della legge di Bilancio, che degli effetti attesi dal Recovery Fund.
I dati. In generale, le stime per il 2021 variano a seconda dell’ente o istituzione: la Banca d’Italia non si va oltre il 3,5% per la Banca d’Italia, più generosa quella dell’Ocse che vede un rialzo 4,3%, mentre la Commissione europea prevede un 4,1%. In tutte le stime c’è un elemento comune: per la ripartenza sarà fondamentale la seconda metà del nuovo anno, quando entrerà in gioco anche il programma Next Generation EU. Naturalmente, tutto questo sarà condizionato dall’evoluzione della pandemia. Se le misure andranno via via esaurendosi, grazie all’efficacia e al buon esito della campagna vaccinale, permettendo una vera ripartenza economica, allora si potrà tornare a correre, anche se non ci sarà la crescita del 6% del PIL. In caso contrario, gli scenari diverranno per forza di cose sempre più difficili e complicati.