Come tutti i settori, anche il mondo dell’agricoltura ha risentito degli effetti prodotti dalla pandemia da coronavirus. Il periodo emergenziale, però, oltre a produrre conseguenze negative ha anche aperto la strada a nuove opportunità per il settore agricolo che tra criticità e opportunità, si è rivelato un ottimo campo d’impiego anche per i giovani. Di questo e altro ne abbiamo parlato in un’intervista con Raffaele Maiorano, Presidente ANGA (Associazione Nazionale Giovani Agricoltori) che rappresenta i giovani industriali agricoli di Confagricoltura
Nell’ambito del contesto emergenziale che stiamo vivendo, appare evidente il boom di italiani che “tornano nei campi”. Spesso si tratta di persone che hanno perso lavoro e si “ricollocano” nel settore dell’agricoltura o di giovani ragazzi che riscoprono l’attività agricola quale vero e proprio mestiere. Quali sono le professionalità maggiormente richieste nel settore agricolo in questo periodo di emergenza e quali quelle in generale più gettonate? Il rientro dei giovani in agricoltura è un processo iniziato già da tempo, ma non come alcuni media lo dipingono. Non si tratta infatti di nuovi insediamenti, i cui numeri sono ancora bassi – data la difficoltà dell’accesso alla terra, ai mezzi e, non ultimo, dell’incertezza del reddito – ma si tratta soprattutto di professionalità legale alla produzione primaria, ma non direttamente correlate. Mi riferisco agli agronomi, agli esperti di comunicazione e marketing digitale che vedono nel food un grande potenziale inespresso; penso alle start up che stanno investendo nella smart e precision farming. Insomma, tutte quelle attività che fanno parte dell’agribusiness e non solo dell’agricoltura.
Dai dati diffusi dalla Coldiretti emerge che oggi mancano all’appello circa 370mila stagionali. Nel frattempo, però, ci sono anche moltissimi neo-disoccupati italiani in cerca di impiego. Come intervenire affinché domanda e offerta si incontrino? Ci sono delle piattaforme specifiche per individuare opportunità di lavoro e, d’altro canto, manodopera in questo settore? La Coldiretti diffonde molti dati e non sempre cita le fonti, quindi non saprei dirle se il dato sia corretto o meno, onestamente. Resta il fatto che gli stagionali sono stati un problema durante il lock down, ma adesso sembra che la situazione si sia riassestata. La forza lavoro italiana sarebbe anche presente, se cercata nei posti giusti. Penso ai percettori del reddito di cittadinanza, per esempio, ma non credo che abbiano voglia di lavorare nei campi. Confagricoltura ha una piattaforma che si chiama AgriJob e che sta dando ottimi risultati per l’incontro di domanda e offerta di lavoro ed inoltre le nostre sedi provinciali sono sempre un ponte efficace.
C’è poi il tema della formazione: la professionalizzazione dei lavoratori è un punto sul quale intervenire tempestivamente. In che modo? Formazione ed informazione, sono prerogativa delle imprese all’avanguardia che oggi non possono esimersi dal pensare ad una strategia efficace per il management e per i dipendenti. ENAPRA, il nostro ente di formazione, ha un’offerta in continua evoluzione per costruire dei pacchetti a misura di impresa.
Quali sono le maggiori criticità riscontrate nel settore agricolo? Come può intervenire la politica? Non starò qui a snocciolare i soliti problemi che tutti gli addetti del settore conoscono. Credo che ce ne sia uno particolarmente grave e per il quale non vedo, ahimé, nessun risultato: la totale mancanza di una strategia nazionale, legata a quella europea, per il conseguimento di piani di produzione, commercializzazione e raggiungimento di standard qualitativi tali da garantire la competitività nei mercati internazionali e quindi il giusto reddito per gli imprenditori.
A proposito di politica, ritiene che la sanatoria per i migranti sia uno strumento utile per risollevare le imprese agricole in Italia oppure occorreva intervenire prima su altri fronti quali, ad esempio, la creazione di corridoi verdi? Cos’altro si può fare in tal senso? Potrebbe essere utile, in effetti. Se non altro serve a non avere tutti quei clandestini che delinquerebbero; abbiamo invece bisogno di forza lavoro legale, da poter assumere ad un prezzo equo, che si specializzi. Il lavoro va nobilitato e non è importante il colore della pelle o la provenienza del lavoratore. L’impresa è un’entità globale.
Mentre negli anni precedenti il settore agrario era stato quasi sottovalutato e sminuito, adesso si sta riscoprendo una nuova centralità dell’agricoltura. Perché un ragazzo dovrebbe accostarsi al mondo dell’agricoltura? Ci lasci un messaggio per tutti i giovani disoccupati che vogliono intraprendere un’esperienza lavorativa nell’ambito dell’agricoltura. Una volta ho letto in un libro che “non c’è niente di più secondario del settore primario”. Ebbene è così. La gente valorizza il food, ma non chi lo produce. I giovani possono trarre vantaggio da questo trend, ma devono farlo dopo aver raggiunto una certa consapevolezza del settore. I redditi sono incerti, ma possono solo aumentare; l’Unione Europea ci supporta e questo è importante. Il lavoro in azienda agricola è un lavoro sano, che dà soddifsazioni, ma è un lavoro complesso, soggetto a fattori esterni ed incontrollabili come il mercato, le speculazioni ed i cambiamenti climatici. Però sapere di preservare una microscopica parte del Pianeta, produrre cibo sano e di qualità, vivere all’aria aperta…bè, valgono la candela!