La pandemia causata dal Covid-19 ha dato un duro colpo all’esportazione italiana. In verità, a crollare drasticamente è l’export verso i paesi extra europei, mentre quello verso i paesi dell’Unione si mantiene stabile. Il 2020 doveva essere un anno prolifico per questo settore, con un aumento del volume dei prodotti esportati. Purtroppo, il virus ha cambiato drasticamente la situazione e i dati mostrano una grave perdita di oltre otto miliardi di euro.
Il quadro generale. Secondo le stime emesse dall’Istat mostrano come il mese di aprile sia stato caratterizzato da un doppio shock che ha impattato rovinosamente sulle imprese. Infatti, da un lato, hanno pesato drasticamente le restrizioni sul lato della domanda internazionale, mentre, dall’altro, si è aggiunto dal lato dell’offerta il lockdown produttivo, entrato in pieno vigore nella giornata del 25 marzo. Una combinazione di elementi che porta ad una drammatica caduta del 44,2% dell’export extra UE. Il volume delle vendite si attesta sui 10,3 miliardi con notevoli riduzioni ovunque e praticamente nessun segno positivo.
Il quadro nel dettaglio. Tutti i principali raggruppamenti di industrie sono interessati da questa eccezionale contrazione. In particolare, sono i beni di consumo durevole e i beni strumentali a registrare perdite in maniera più accentuata, con riduzioni rispettivamente del 77,0% e del 45,6%. Sul fronte delle importazioni il settore energetico vede una flessione del -36,3%, seguito dai beni di consumo durevoli e dai beni strumentali, rispettivamente con perdite del -26,7% e -19,9%, mentre solo i beni di consumo non durevoli vedono un aumento del +5,7%.
I dati trimestrali. Come intuibile, anche la dinamica congiunturale della finestra febbraio-aprile 2020 è negativa, con una perdita del -20,1%, con contrazioni che interessano tutti i raggruppamenti; nello specifico, le contrazioni più marcate riguardano l’energia (-28,9%) e i beni di consumo durevoli (-37,5%). Nello stesso periodo il calo congiunturale interessa anche le importazioni (-18,1%) e sono sempre il settore energetico (-33,6%) e dei beni di consumo durevoli (-28,6%) a mostrare le perdite più gravi. Il saldo commerciale ad aprile 2020 è stimato a -148 milioni, contro i +2.928 milioni di aprile 2020, e diminuisce anche l’avanzo nell’interscambio dei prodotti non energetici, che passano da +6.354 milioni di aprile 2019 ai + 1.179 di aprile 2020.
La contrazione nel dettaglio. Come detto, l’export verso i paesi extra UE è il settore più colpito. Nello specifico le esportazioni verso i paesi AESAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) sono calate su base annua del 47,8%, verso la Turchia del 47,8%, del 45,6% verso i paesi MERCOSUR (il mercato comune dell’America latina, propriamente Mercado Comum do Sul), del 44,9% verso i paesi OPEC, del 44% verso la Svizzera e del 43,4% verso gli Stat Uniti.Sulla base di questi dati si stima che le esportazioni verso i paesi extra UE diminuiscano del 37,5% su base mensile e del 44,3% su base annua. Tuttavia, sono anche gli acquisti da parte degli stati extra UE a diminuire drasticamente. Nel dettaglio: -65,4% dalla Turchia, -54,7% dai paesi OPEC, -45,4% dalla Russia e -44,2% dall’India; paesi che registrano una contrazione tendenziale molto più ampia della media delle importazioni dagli altri partner extra UE.
Il risultato migliore. Dall’analisi fornita dall’Istat è semplice notare come la contrazione sia pesante e diffusa ovunque a doppia cifra. Un dato che risulta leggermente “positivo” rispetto alla media globale è quello dello stato cinese, i cui acquisti si sono ridotti “soltanto” del 34%. Il motivo di questa percentuale ridotta, nonostante una ovvia contrazione e blocco di determinate spedizioni, è spiegato dal fatto che la Cina, rispetto ad altri paesi, è a un livello temporale avanzato. Infatti, Pechino è stata la prima ad affrontare gli effetti della pandemia, quindi è sta anche la prima a limitarne gli effetti e a tornare a un regime di parziale normalità. Invece, da un punto di vista tecnico-organizzativo non risultano grandi criticità. Infatti, le misure eccezionali adottate dal governo italiano a causa della pandemia non hanno interessato la presentazione del Documento Amministrativo Unico che accompagna i beni in entrata e uscita dal territorio doganale europeo.