“Today, Facebook is coming together with 27 organizations around the world to start the non-profit Libra Association and create a new currency called Libra. Libra’s mission is to create a simple global financial infrastructure that empowers billions of people around the world. It’s powered by blockchain technology and the plan is to launch it in 2020….”. Inizia così il post, naturalmente su Facebook, con il quale Mark Zuckerberg, il 18 giugno, ha ufficializzato la nascita di Libra, la criptovaluta basata su tecnologia blockchain che sarà disponibile commercialmente entro la prima metà del prossimo anno. Di questo nuovo affondo del social network più popolare al mondo si è discusso in questi giorni tanto, forse troppo. Omettendo spesso di evidenziare i reali contro di una soluzione con la quale ogni utente potrà pagare la corsa su Uber, sottoscrivere l’abbonamento di Spotify, acquistare un viaggio su Booking.com o inviare soldi a un parente. Il tutto tramite Facebook e le app della sua galassia mobile, ovvero sia Messenger e WhatsApp. Non parliamo quindi solo di una valuta virtuale assimilabile tecnicamente al Bitcoin, bensì di una vera e propria piattaforma di scambio di denaro, con tanto di portafoglio digitale, ecosistema di servizi partner e applicazioni ad hoc.
Un progetto che nasce da lontano. Per prima cosa va ricordato come Libra non sia una creatura di Facebook ma un progetto che vede impegnati numerosi attori del comparto finanziario e tecnologico, delle telecomunicazioni e del mondo dei venture capital e avente l’obiettivo di aprire la strada per un sistema finanziario globale più economico, efficiente, accessibile e connesso. Dietro la moneta, governata da un’organizzazione indipendente e non profit con sede a Ginevra (la Libra Association, che raduna 28 partner), c’è una riserva di monete reali e di titoli di Stato (paniere per ora imprecisato per ciò che concerne la sua composizione) e il suo fine è quello di facilitare a miliardi di persone l’utilizzo di servizi bancari in modalità digitale. Sarà proprio così? Non possiamo saperlo. In ogni caso non è un’operazione che nasce dall’oggi al domani: a Menlo Park, dove ha sede il quartier generale di Facebook, lavorano a questo progetto da oltre un anno e a guidare in prima persona lo sviluppo dell’architettura alla base della moneta c’era l’ex presidente di PayPal, David Marcus.
Come funziona. Come funzionerà Libra è invece presto spiegato. L’acquisto e la vendita della criptovaluta saranno resi possibili mediante un network di exchangementre Facebook offrirà da subito un primo strumento per poter sfruttare i nuovi servizi finanziari offerti dal sistema. Più precisamente, una nuova divisione della compagnia, Calibra, renderà disponibile un wallet digitale per semplificare la gestione delle transazioniin criptovaluta, permettendo a chiunque di trasferire denaro in ogni parte del mondo in modo istantaneo, a costi tendenti allo zero. Il wallet sarà integrato in Facebook Messenger e WhatsApp e reso disponibile attraverso un’apposita app a partire dal 2020. Un’alternativa ai classici servizi bancari? Sì, e c’è infatti molta curiosità per capire come accoglieranno la nuova moneta le grandi istituzioni finanziarie ad oggi escluse da un’iniziativa che (di fatto) è apertamente in concorrenza con loro.
La missione di Libra e i suoi lati (ancora) oscuri. “Il mondo ha bisogno di una valuta globale, nativa digitale, che possa integrare tutte le qualità delle migliori valute globali: stabilità, bassa inflazione, accettazione globale e fungibilità” si legge nel white paper che ha accompagnato il varo di Libra. Che per sua natura si definisce una “stablecoin”, e cioè una criptovaluta garantita con un paniere di “asset a bassa volatilità, come depositi bancari e titoli di Stato a breve termine denominati in valute di Banche centrali stabili e ad alta reputazione”. Basteranno queste basi a rendere la nuova moneta targata Facebook una piattaforma sicura, sia per i trasferimenti di denaro che in fatto di tutela dei dati dell’utente? Secondo diversi addetti ai lavori la risposta è negativa, e questo perché mancano ancora alcuni dettagli fondamentali, a cominciare dal quadro giuridico (per il momento indecifrabile) in cui si collocherà il nuovo sistema di pagamento per proseguire con le modalità (non precisate) attraverso le quali la Libra Association si farà garante della convertibilità della nuova moneta in altre valute reali. Va detto però che presenza tra i soci promotori di partner soggetti a regolamentazione (Mastercard, Visa e PayPal tanto per fare dei nomi) offre – almeno sulla carta – maggiori certezze rispetto ad alcune iniziative legate ai bitcoin. E se “mandare e ricevere denaro dalle app sarà semplice come inviare foto o messaggi” (così recita il white paper diffuso da Facebook), il timore di qualche falla sul trattamento dei dati è più che lecito perché l’eco dello scandalo Cambridge Analytica è ancora forte.