Ammontano a 81.701 milioni di euro le entrate complessive accertate dei comuni per l’esercizio finanziario 2017, lo 0,1% in meno rispetto all’anno precedente, mentre le entrate complessive riscosse sono pari a 75.855 milioni di euro, lo 0,3% in meno rispetto al 2016. E’ questo il quadro rilevato dall’Istat, che presenta i risultati delle elaborazioni eseguite sui dati finanziari provvisori relativi all’esercizio 2017 contenuti nei certificati del conto di bilancio (c.d. “armonizzati”) che gli enti locali (comuni, province e città metropolitane) hanno trasmesso al Ministero dell’Interno.
Il valore delle spese totali impegnate dai comuni è di 76.556 milioni di euro, in diminuzione del 3,2% rispetto al 2016 – dice l’Istituto – pagamenti effettuati sono pari a 76.030 milioni di euro e aumentano dello 0,4%. All’interno delle spese correnti impegnate, il 54,6% è destinato all’acquisto di beni e servizi, il 25,6% ai redditi da lavoro dipendente, mentre il rimanente 19,8% viene assorbito dalle altre spese correnti. Nel 2017 – precisa l’Istat – le entrate complessive accertate delle province e delle città metropolitane sono pari a 9.121 milioni di euro, il 5,0% in meno rispetto all’anno precedente. Le entrate complessive riscosse (8.975 milioni di euro) risultano in diminuzione rispetto all’esercizio precedente (-10,7%).
Le spese complessive impegnate per l’anno 2017, pari a 9.199 milioni di euro, diminuiscono del 9,0% rispetto all’anno precedente, mentre le spese complessive pagate sono pari a 8.683 milioni di euro, in riduzione del 4,0% rispetto al 2016 – conclude l’Istituto – la quota dei redditi da lavoro dipendente (impegni) costituisce il 16,6% delle spese correnti, mentre quella per l’acquisto di beni e servizi è pari al 28,5%.