A maggio il fatturato dell’industria è aumentato in termini congiunturali e cioè su base mensile dell’1,6%. Nella media degli ultimi tre mesi l’indice complessivo è cresciuto dell’1,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rileva l’Istat nella nota il “Fatturato e ordinativi dell’industria.” Anche gli ordinativi registrano a maggio incrementi congiunturali sia su base mensile (+2,5%) che, in misura molto più contenuta, su base trimestrale (+0,2%). La dinamica congiunturale del fatturato – spiega l’Istat – è trainata da incrementi sia del mercato interno (+1,4%) sia di quello estero (+1,9%). Per gli ordinativi l’incremento congiunturale deriva da aumenti di pari entità (+2,5%) delle commesse provenienti da entrambi i mercati.
L’Istituto aggiunge che in merito ai raggruppamenti principali di industrie, a maggio gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale diffuso, più ampio per i beni strumentali (+3,4%) e più contenuto per i beni intermedi (+1,3%) e per l’energia (+1,2%), mentre i beni di consumo rimangono invariati.
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2018), la variazione annua del fatturato è meno spumeggiante: il fatturato totale è cresciuto, infatti, in termini tendenziali dello 0,3% – sottolinea l’Istituto – sintesi di un incremento dell’1,1% sul mercato interno e di una riduzione dell’1,3% su quello estero. Con riferimento al comparto manufatturiero, i computer e prodotti di elettronica registrano la crescita tendenziale più rilevante (+19,1%), mentre l’industria farmaceutica mostra il calo maggiore (-8,5%).
In termini tendenziali, guardando cioè i dati nell’ottica della variazione registrata su base annua, l’indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 2,5%, con una flessione dello 0,8% sul mercato interno e una marcata contrazione del 5,0% su quello estero. La maggiore crescita tendenziale – conclude l’Istat – si registra nel settore delle apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+8,9%), mentre il peggior risultato si rileva nell’industria farmaceutica (-7,1%).