Dal recente Rapporto sulle economie regionali svolto dalla Banca d’Italia, per l’economia piemontese è emerso un ulteriore moderato recupero. In base ad alcune stime preliminari, il PIL sarebbe cresciuto intorno all’1 per cento, pressoché in linea con la media nazionale. L’andamento complessivo ha riflesso dinamiche differenziate nel corso dell’anno, con un peggioramento della congiuntura e del clima di fiducia delle imprese a partire dall’estate. A tal proposito abbiamo intervistato il presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli che ci ha spiegato meglio le dinamiche dell’economia piemontese, i punti di forza e le leve su cui puntare
Dalla fotografia fatta dalla Banca d’Italia, l’economia del Piemonte nel 2018 ha mostrato un moderato miglioramento. Anche il PIL sarebbe cresciuto intorno all’1%, tuttavia l’andamento complessivo ha evidenziato un peggioramento della congiuntura e del clima di fiducia delle imprese. Come commenta questi dati? La crisi iniziata nel 2008 ha colpito il Piemonte più approfonditamente rispetto al resto del Nord Italia. Nel 2018 la nostra economia ha irrobustito i segnali di ripresa trainata dalla forte propensione all’export che generalmente caratterizza le imprese piemontesi e anche dagli effetti positivi che alcune misure, penso al piano Industria 4.0, hanno saputo generare, attivando investimenti privati per cogliere le opportunità della trasformazione digitale. Sul finire dell’anno il clima di fiducia che si percepiva è peggiorato in parte per il riflesso di turbolenze internazionali legate alle guerre commerciali tra Cina e Stati Uniti e all’attesa di modifiche nelle politiche monetarie condotte dalla Banca Centrale Europea, in parte per il manifestarsi di una maggiore fibrillazione tra le forze politiche italiane partner di governo. Tutto ciò ci ha condotti verso una sostanziale stagnazione che è la fase che stiamo affrontando ora e dalla quale auspichiamo di uscire in fretta per tornare in area positiva.
L’attività del settore industriale è cresciuta meno dell’anno precedente e la decelerazione ha interessato soprattutto i comparti di specializzazione della regione. Un calo della produzione ha interessato anche i mezzi di trasporto mentre, è andata meglio per il comparto turistico. A tal proposito, come rilanciare i settori più in difficoltà e come potenziare quelli più in salute? Negli scorsi mesi, in occasione delle elezioni regionali, come sistema confindustriale del Piemonte abbiamo elaborato il documento strategico “Il Piemonte verso il futuro” contenente a nostro avviso le misure da adottare in una prospettiva di legislatura per restituire competitività all’intera regione. Tra gli impegni prioritari abbiamo sottolineato un’azione incisiva per la sburocratizzazione e l’urgenza di migliorare la rete di infrastrutture, fisiche e digitali, necessarie a collegare il territorio. Noi riteniamo che il futuro del Piemonte dipenda tanto dal completamento della linea ad alta velocità Torino – Lione, o da quello delle altre vie di comunicazione strategiche, quanto dalla costruzione di una infrastruttura efficiente di banda ultralarga in grado di raggiungere tutte le nostre aree industriali.
Il lavoro. Il mercato del lavoro ha registrato un aumento degli occupati mentre il tasso di disoccupazione è sensibilmente diminuito, soprattutto tra i più giovani. Secondo l’analisi di Banca d’Italia, inoltre, nel biennio 2015-16 gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato avrebbero favorito in modo particolare la classe di età compresa tra i 15 ed i 34 anni. Quali altre politiche bisognerebbe mettere in campo per favorire il lavoro e l’imprenditoria al fine di mantenere e potenziare il positivo trend occupazionale? Non c’è dubbio che anche in anni difficili alcuni settori delle nostre imprese, come l’alimentare, abbiano mantenuto vivacità e offerto prospettive d’impiego interessanti a molti giovani. Se però osserviamo il quadro generale noteremo un problema di mancata corrispondenza tra i profili professionali generalmente cercati dalle aziende e le qualifiche con cui i giovani si presentano alla ricerca del primo impiego. Per ottenere buoni livelli occupazionali occorre concentrare gli investimenti sui percorsi che formano tecnici preparati ai nuovi modi di lavorare, come gli ITS, dove rispetto alla Germania abbiamo ancora un rapporto sfavorevole nel numero di allievi di 1 a 100. Per quanto riguarda l’imprenditoria invece occorre rafforzare le nostre aziende cogliendo le opportunità offerte dal digitale, e su questo punto il Digital Innovation Hub sta svolgendo un grande lavoro di sviluppo di progettualità e competenze, e incrementando la capacità di ricorrere a strumenti di finanza alternativi al canale bancario quando si è alla ricerca della liquidità necessaria per compiere operazioni straordinarie o avviare importanti piani di crescita.
I redditi delle famiglie piemontesi hanno proseguito sul trend di crescita così come anche i consumi delle famiglie. L’indebitamento per l’acquisto di abitazioni è salito, favorito dai bassi tassi d’interesse e le compravendite di case sono ulteriormente aumentate. A tal proposito, cosa ci dicono questi dati e come possiamo interpretarli? Fanno presagire un ulteriore potenziamento economico per la regione? In Piemonte, in realtà, il livello di ricchezza procapite è diminuito e la nostra regione si posiziona al centro della classifica italiana. Il potenziamento economico si può realizzare solo grazie alla crescita e al rilancio del sistema manifatturiero, puntando sulla capacità delle nostre imprese di competere sul mercato globale e sul know how maturato. Ci auguriamo che anche il sistema pubblico aiuti i privati in questo sforzo, intervenendo per quanto di sua competenza nel sostegno all’internazionalizzazione e all’attrazione di nuovi investimenti dall’estero sul nostro territorio.