Nel corso del 2020 oltre 7,5 milioni di nuclei familiari, corrispondenti al 28% del complesso delle famiglie, hanno richiesto l’ISEE. Si tratta dei massimi storici osservati dall’introduzione dell’ISEE, raggiunti grazie alla significativa crescita registrata negli ultimi due anni (+20% in ciascun anno).
É quanto si legge nel Rapporto di monitoraggio ISEE relativo all’anno 2020, elaborato sulla base di un campione rappresentativo di Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU), che fornisce un quadro di sintesi sull’attuazione della disciplina dell’Indicatore con cui si misurano le condizioni economiche dei cittadini ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Se nel 2019 la crescita delle DSU era in massima parte imputabile all’avvio del Reddito di Cittadinanza, nel 2020 a trainare la crescita sono le misure introdotte nel corso dell’anno dal governo per fronteggiare la crisi economica e sociale dovuta alla pandemia da Covid-19.
L’area territoriale in cui si sono osservati i maggiori incrementi nel numero di DSU e di famiglie coinvolte è il nord, dove i tassi di crescita hanno superato il 25%, a fronte di valori inferiori al 20% nelle altre aree del paese. Le condizioni economiche di fragilità delle famiglie che richiedono prestazioni sociali agevolate, però, sono molto più accentuate nel Mezzogiorno che nel centro-nord: il 65% della popolazione ISEE del Mezzogiorno presenta infatti un ISEE minore di 10.000 euro, contro il 50% al centro-nord, con valori medi dell’indicatore pari a 9.500 euro nel Mezzogiorno a fronte di oltre 13mila nel resto del Paese.
Il 2020 vede inoltre una crescita del numero di famiglie che presenta un ISEE corrente, prendendo a riferimento i redditi relativi a un periodo di tempo più ravvicinato per renderlo più aderente al reale stato di necessità del nucleo familiare, anche se la quota rimane ancora molto limitata.