L’eventuale taglio dell’Iva sul vino e sui principali prodotti alimentari rilancerebbe la ristorazione che rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’ipotesi di riduzione dell’Iva annunciata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La drammatica riduzione dell’attività – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra artigianale, dalla carne al pesce, che trovano nella ristorazione un importante mercato di sbocco.
La spesa alimentare fuori casa prima dell’emergenza coronavirus – precisa la Coldiretti – era pari al 35% del totale dei consumi a tavola degli italiani ed in alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione è addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Ma il taglio dell’Iva su beni alimentari essenziali ha – sostiene la Coldiretti – un effetto valanga sul carrello degli italiani a vantaggio soprattutto delle famiglie più bisognose dove il cibo ha una maggiore incidenza sul reddito ma anche sulle imprese agricole ed alimentari.
Coldiretti ha proposto al Governo anche un piano straordinario per aumentare ad un miliardo di euro la dotazione dei fondi per l’acquisto del cibo destinato agli indigenti, scegliendo solo prodotti agroalimentari 100% Made in Italy, a cominciare dalle eccellenze come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma o Prosciutto di San Daniele ma anche olio extravergine ottenuto da olive italiane, vino Made in Italy e frutta e verdura. Un obiettivo da estendere anche alla ristorazione pubblica con un grande piano di acquisti di prodotti Made in Italy per le mense di scuole, ospedali e caserme.
Un piano generale di rilancio che va accompagnato nelle campagne dalla cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti nei settori maggiormente colpiti per sostenere – prosegue Coldiretti – competitività ed occupazione. Ma serve anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” – aggiunge Coldiretti – che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà. In questa ottica per promuovere l’innovazione è importante – conclude la Coldiretti – il prolungamento per almeno tre anni di Agricoltura 4.0, quindi ben oltre il 2021.