Boone (OCSE): “In un contesto di crescita strutturalmente bassa, ci si addentra in un territorio rischioso, i governi devono agire per evitare questa spirale”, per quanto riguarda l’Eurozona: “deve iniziare a investire e fare riforme”. Adesso senza investimenti, in particolare nelle infrastrutture, “ci sarà meno crescita non solo oggi, ma anche in futuro”.
L’Italia avrà nel 2019 crescita zero e la legge di bilancio 2020 sarà più complicata di quanto si possa pensare, il taglio delle tasse potrebbe essere rimandato per destinare le risorse a investimenti più strutturali che possono dare un impulso alla crescita minacciata da un contesto economico incerto e dalla vulnerabilità dei mercati finanziari. È questo quello che emerge dal report dell’Interim Economic Outlook presentato a Parigi dove si vedono al ribasso le stime di crescita dell’Eurozona attestandole attorno all’1%, in attesa del quadro macroeconomico che verrà presentato il 27 settembre.
Il contesto mondiale. Spira un vento protezionistico sull’economia mondiale: la trade war in corso tra Stati Uniti e Cina segna profondamente la crescita, la possibilità di trovarsi di fronte ad una Brexit “no deal” mina le previsioni dell’Eurozona mentre in Asia pesano i rapporti non proprio idilliaci tra Giappone e Corea del Sud. Anche la Cina che da 17 anni cresce con ritmi che l’hanno portata a diventare la seconda economia mondiale, rallenta nonostante la crescita industriale del 4,4%, pesano i dazi e l’incertezza internazionale, questi fattori rendono molto difficile mantenere la crescita del paese del dragone superiore al 6%. Anche gli Stati Uniti soffrono la guerra commerciale con la Cina: le stime della crescita americana vengono riviste al ribasso dal 2,8% al 2,4% con un’economia che però può contare su un solido mercato del lavoro e su delle condizioni economiche favorevoli.
La situazione italiana. Italia e Germania sono i due paesi europei che crescono di meno: essendo due paesi fortemente votati all’export e legati da collaborazioni industriali importanti, non ultime, quelle relative all’industria dell’auto. L’ Italia in particolare deve fronteggiare un periodo di stagnazione che il governo giallorosso pensa di affrontare scongiurando prioritariamente l’aumento dell’IVA che deprimerebbe i consumi, altro nodo cruciale riguarda il “Green New Deal” prospettato nel programma di governo che seguirebbe le politiche di investimento nella direzione della sostenibilità ambientale avviata in Europa dalla Germania che ha presentato un piano di investimenti da più di 50 miliardi. Non è da trascurare il fatto che questo tipo di investimento, generalmente cofinanziato dall’Unione, lascia dei margini di flessibilità in materia di debito più sfumati, potendo diventare un’occasione di investimento per i paesi che decidono di imboccare la strada della riconversione ambientale.
Le soluzioni prospettate. Secondo la capo economista dell’OCSE Laurence Boone la politica monetaria dovrebbe essere affiancata da politiche fiscali e strutturali per diminuire l’incertezza che è tra le cause del rallentamento del PIL. Per quanto riguarda l’imminente manovra finanziaria italiana la Boone è convinta che: “il primo messaggio sia di contenere le incertezze e di impegnarsi a dialogare con la Commissione nel quadro del Patto di stabilità, per arrivare alla miglior soluzione e al miglior budget possibile”.