Il buono pasto è il primordiale strumento di welfare aziendale che una molteplicità di aziende riconosce come benefit ai propri dipendenti nonché molto diffuso anche nel lavoro autonomo. Un benefit che impatta sull’integrazione del reddito delle persone e delle famiglie rispetto ad un bisogno primario: l’alimentazione. Durante la pandemia ha svolto un ruolo di utilità sociale ed economica, in un contesto di evidenti criticità, ed ha avuto un impatto significativo anche nello smart working. Una pluralità di benefici che la peculiarità del periodo storico contingente ha evidentemente esaltato. Ne parliamo con Giulio Siniscalco, importante manager di Edenred Italia.
La pandemia ha causato un indubbio impatto anche sul buono pasto, in diverse circostanze esaltandone le caratteristiche di utilità ma anche di duttilità. La prima questione ha riguardato il tema del buono pasto in smart working. Il tema ha avuto un significativo eco rispetto ad una domanda di fondo: il buono pasto riconosciuto al lavoratore in presenza deve essere garantito allo stesso anche quando svolge la propria attività lavorativa da remoto? Il tema ha toccato alcuni principi e tutele di fondo dei lavoratori dipendenti. Alla fine come si è risolto? Nel corso degli ultimi 40 anni il buono pasto è diventato parte integrante del patrimonio sociale della pausa pranzo e ha acquisito una forte valenza socio-economica in grado di far evolvere gli stili alimentari e sostenere l’economia locale. Secondo ANSEB (Associazione Nazionale Società Emettitrice Buoni Pasto), anche le persone che lavorano in smartworking hanno il diritto al riconoscimento del buono pasto, se previsto dall’ azienda per cui prestano attività lavorativa. Il lavoro agile, infatti, altro non è che una diversa «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato», e deve essere pertanto garantito un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda.
In quest’ottica, si è mosso anche il Ministero del Lavoro che, il 7 dicembre 2021, ha raggiunto un accordo con le parti sociali per la creazione del primo “Protocollo Nazionale sul lavoro in modalità agile” nel settore privato. Tra i vari aspetti che sono stati definiti ci sono la parità di trattamento e le pari opportunità tra chi svolge il suo lavoro in sede e chi in modalità smart. La parità di trattamento, come spiegato dall’articolo 9 del Protocollo, riguarda sia l’aspetto economico sia normativo nonché il fatto che, indipendentemente da dove lavorino, i dipendenti debbano avere le stesse forme di welfare aziendale e di benefit previste dalla contrattazione collettiva e, tra questi, rientrano i buoni pasto.
Un tema di rilievo è la spendibilità del buono pasto, ossia la possibilità di poterlo utilizzare non solo durante l’orario di lavoro ma in una molteplicità di contesti e situazioni. Anche in questo caso torna il tema dello smart working o della modalità di lavoro ibrido che è esplosa in questo periodo storico, senza dimenticare che è il benefit aziendale per eccellenza. Com’è cambiata la spendibilità del buono pasto a seguito della pandemia e delle conseguenze prodotte sulla riorganizzazione spazio-temporale del lavoro e della vita quotidiana? La pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione di molti settori e la ristorazione ne è un esempio: da un lato abbiamo assistito alla nascita di player nativamente digitali senza alcun store fisico, dall’altro i bar e ristoranti hanno modificato la propria offerta attivando o rafforzando il servizio di food delivery. In questo contesto il buono pasto ha saputo adattarsi ai nuovi stili di vita, accelerando il processo di digitalizzazione già in atto. Di pari passo in Edenred abbiamo ampliato la rete di spendibilità del buono pasto, incrementando sempre più la rete di partner e-commerce per offrire diverse opzioni di spendibilità. Il Ticket Restaurant® può essere utilizzato per la pausa pranzo, per la spesa e per gli ordini online sui siti e-commerce dei partner convenzionati o per il food delivery da consegnare a domicilio o in azienda.
La digitalizzazione del buono pasto sta avendo un grande impatto sulle modalità di utilizzo dello strumento, non solo perché segue le evoluzioni dei comportamenti e delle abitudini sociali, ma anche perché spinto da un maggiore incentivo economico. Digitalizzazione che ha dimostrato maggiormente il proprio valore nella fase più acuta della pandemia in cui la maggior parte delle attività erano da remoto. Qual è l’impatto del processo della digitalizzazione in atto nella modalità di utilizzo elettronica e tramite App del buono pasto? Oggi, in Italia, il 75% dei buoni pasto è in formato elettronico e il 25% in formato cartaceo, un dato che riflette la grande trasformazione che ha caratterizzato il settore negli ultimi anni. I buoni pasto sono diventati, in molti casi, completamente digitali, fruibili senza alcun supporto fisico e adatti sia per chi lavora da casa, sia per chi si trova fisicamente in ufficio, utilizzabili quindi sia nei punti vendita tradizionali, che in quelli online. In Edenred circa il 90% delle transazioni avviene in formato digitale, basti considerare che oltre 1 milione di persone ha già scaricato la nostra app per fruire dei buoni pasto in modo semplice e flessibile. La nostra applicazione permette di ricercare gli esercizi convenzionati e di utilizzare i propri buoni pasto digitali ovunque e in qualsiasi momento. I buoni pasto digitali contribuiscono, inoltre, alla diffusione della cultura cashless dando una spinta alla digitalizzazione del Paese. Una ricerca realizzata da Bocconi che ha coinvolto un campione di oltre 6mila persone, ha evidenziato come l’utilizzo quotidiano del buono pasto elettronico sia stato in grado di incentivare le modalità di pagamento cashless. Circa il 50% delle persone che prima non utilizzava strumenti di pagamento digitali, infatti, a seguito dell’introduzione del buono pasto elettronico ha cambiato attitudine.
Più in generale qual è l’effetto del buono pasto, anche a seguito della pandemia, nel sistema Paese? Essendo un fondo pre-finalizzato destinato al consumo di prodotti alimentari, è chiaramente un contributo alle famiglie per soddisfare il bisogno primario dell’alimentazione, non può essere “risparmiato” e rappresenta uno stimolo ai consumi nel settore alimentare. L’uso dei buoni pasto è, dunque, un mezzo fondamentalmente per la ripartenza dell’economia.