Specialità regionali, avanti tutta! Gli italiani confermano il loro interesse per i prodotti alimentari, i vini e le bevande che esprimono le tradizioni produttive delle 20 regioni del nostro paese. E così il paniere di questi prodotti e il loro giro d’affari continuano a crescere: nel 2020 l’offerta è arrivata a comprendere ben 9.200 prodotti e il sell-out è cresciuto di +6,4% rispetto al 2019. A rivelarlo è la nona edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, da cui emerge che, nel 2020, il paniere dei prodotti alimentari a caratterizzazione regionale ha sviluppato circa 2,6 miliardi di euro di sell-out in supermercati e ipermercati e ha contribuito per l’8,0% al giro d’affari totale del food & beverage in questo canale. Questo è quanto si evince da una nota di Efav srl.
«Sin dalla sua prima edizione l’Osservatorio Immagino ha messo a fuoco e rilevato il fenomeno della regionalità nel carrello della spesa e la sua crescente affermazione» commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. «In questa edizione abbiamo fatto un passo avanti e indagato anche quanto valgono le vendite di prodotti regionali all’interno delle singole regioni. E, quindi, capito in quali regioni i consumatori sono più aperti a prodotti provenienti da altri territori italiani».
I consumi regionali
L’analisi condotta dall’Osservatorio Immagino delinea una mappa insolita (e sfaccettata) dell’Italia a tavola, tra regioni dove i prodotti locali sono assoluti e indiscussi signori del carrello della spesa e altre regioni (soprattutto quelle con le maggiori aree metropolitane), dove c’è un maggiore “melting pot” anche a livello di consumi di food & beverage.
Il sovranismo alimentare regna in Sardegna, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, mentre in Lombardia, Emilia-Romagna, Campania, Molise e Calabria i prodotti del territorio locale restano preponderanti e sviluppano più vendite rispetto alla media nazionale. Ma ci sono anche regioni dove i prodotti locali non sono ai primi posti per incidenza sugli acquisti, come accade in Valle d’Aosta e Basilicata. Nel resto del paese il carrello della spesa è più interregionale. Ad esempio, in Liguria il consumo dei prodotti piemontesi è superiore del 69% alla media italiana e quello dei prodotti campani lo è del 12%, mentre in Piemonte l’indice di allocazione dei consumi è maggiore per i prodotti liguri e per quelli pugliesi.
L’approfondimento sulle aree di maggior diffusione dei panieri regionali porta alla luce correlazioni spesso impensate e una mappa per molti versi sorprendenti dei gusti e delle preferenze alimentari degli italiani. Ad esempio, il paniere “made in Lombardia” trova un terreno particolarmente fertile al Sud, soprattutto in Calabria, Sicilia, Campania e Basilicata.
Invece i prodotti piemontesi vanno forte in Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia, ma non riescono a sfondare più a sud di queste terre. Situazione analoga per i prodotti del Trentino-Alto Adige: molto presenti nel carrello della spesa in Veneto, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, non sfondano nel resto del paese.
E ancora: il paniere dei prodotti della Campania evidenzia un radicamento nelle scelte d’acquisto degli italiani, lungo l’intero Stivale, e in particolare presso i toscani, i lombardi, i liguri, i laziali e gli emiliano-romagnoli. Più polarizzato appare il mercato dei prodotti della Puglia, molto apprezzati al Sud, in Campania, Basilicata e Molise, e anche al Nord, in Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte.
La classifica delle regioni in etichetta
Come in ogni edizione, l’Osservatorio Immagino ha elaborato la classifica 2020 delle regioni che maggiormente contribuiscono a questo trend (Figura 1).
Ancora una volta il primo posto, per valore delle vendite, spetta al Trentino-Alto Adige, che lo ha conquistato e mantenuto sin dalla prima rilevazione, realizzata nel 2016, grazie a un ampio paniere di prodotti, in particolare vini e spumanti, speck, yogurt, mozzarelle e latte. Una leadership che nel 2020 si è ancor più consolidata, visto che il sell-out è aumentato più che nel 2019 (rispettivamente +7,0% e +1,1%), sostenuto in particolare dall’apporto positivo di speck e vini.
Il secondo posto in classifica va alla Sicilia, il cui paniere di specialità regionali (tra cui spiccano il vino, i sughi pronti e le arance) ha visto aumentare le vendite di +5,1% (+4,2% nel 2019), grazie soprattutto all’apporto di birre, arance, sughi pronti, passate di pomodoro e bevande gassate.
Al terzo posto per valore delle vendite si insedia il Piemonte, che però è la regione presente sul maggior numero di prodotti (1.152 referenze), davanti a Sicilia e Toscana. Nel 2020 il paniere dei prodotti piemontesi, che è composto soprattutto da vini, formaggi freschi, carne, acqua minerale e latte, ha ottenuto un aumento di +3,7% delle vendite. Un trend a cui hanno contribuito soprattutto carne bovina, vini Docg, latte Uht, miele e mozzarelle.
Confrontando l’andamento delle vendite realizzate nel 2020 con quelle dell’anno precedente – prosegue Efav srl – emerge che i panieri regionali più dinamici sono stati quelli di Puglia (+14,4%) e Calabria (+12,5%), seguiti da quelli di Veneto (+9,6%) Sardegna (+8,6%), Abruzzo (+8,5%) e Marche (+8,4%).
Il fenomeno del 2020 è stato l’exploit del Molise, che continua a guadagnare spazio nel carrello della spesa degli italiani: dopo il +30,7% del 2019, l’anno scorso le vendite del paniere dei prodotti di questa piccola regione sono cresciute di un altro +24,8%, con la pasta di semola a fare da traino.
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