Nuova strategia di marketing per Grom, la catena di gelaterie nata a Torino nel 2003 per opera di Federico Grom e Guido Martinetti e acquisita nel 2015 dalla multinazionale anglo-olandese Unilever. È proprio quest’ultima ad aver confermato – si legge su Il Sole 24 Ore – l’intenzione di continuare nella politica di chiusura dei punti vendita, per puntare piuttosto sulla grande distribuzione. L’ultima ad essere stata chiusa è stata proprio la storica gelateria in Via Cernaia a Torino e già per il primo trimestre del 2020 sono previste altre tre chiusure.
L’Unilever conferma la chiusura di sette negozi. Dopo Modena, Mestre, Varese, Alessandria e ora Torino, la multinazionale anglo-olandese, che tra l’altro possiede brand dal calibro di Algida e Magnum, conferma che entro il primo trimestre del 2020 saranno sette i punti vendita Grom che non vedranno più la luce del giorno. Si tratta di un cambio di passo radicale che certo mette in dubbio anche il futuro dei restanti 39 negozi (cui si sommano due chioschi all’interno dei supermercati Carrefour e dodici shop in shop), ma rispetto ai quali Unilever ha voluto chiarire – come si legge in una nota – che “Grom non smantellerà le gelaterie in Italia, ma si riorganizza puntando anche su altri canali di vendita”.
“Una strategia multicanale” volta a sviluppare più canali di distribuzione, piuttosto che rivolgersi al cliente esclusivamente attraverso la forma delle gelaterie. In concreto ciò significa che gli amanti del gelato Grom avranno sempre più difficolta a gustarlo in coppetta e cono, dovendo piuttosto “accontentarsi” di acquistarlo al bar o nelle vaschette dei supermercati. “Negli ultimi anni – spiega l’Unilever – c’è stata un’evoluzione del modello di business […]: alle gelaterie, che diventano così il cuore di un ecosistema, Grom affianca il canale on the go con chioschi o biciclette gelato, la grande distribuzione, i bar e il canale direct to consumer, con una strategia multicanale a supporto del piano di crescita del brand”.
Puntare alla crescita del brand è l’obiettivo dichiarato del colosso anglo-olandese che ha precisato come dalla sua acquisizione – nel 2015 – è stato registrato un complessivo +46,7% (comprensivo di tutti i paesi e tutti i canali). Ma, al di là dei numeri – è inevitabile non pensare al destino delle decine di lavoratori che sono stati (e che saranno) colpiti da questo restyling aziendale: a loro – ha fatto sapere l’azienda – sarà offerta la possibilità di ricollocarsi. Ma ciò potrà anche implicare il trasferimento in altre città, un’eventualità che non sempre si sposa con le esigenze e le possibilità dei dipendenti, per i quali quindi può dirsi tutt’altro che nullo il rischio di perdere il lavoro.