Gli italiani sembrano attraversare un periodo confuso. Vivono la contraddizione di un Paese che non è ancora del tutto uscito dalla crisi precedente e vede all’orizzonte nubi non rassicuranti, sia sul piano economico, sia su quello della sostenibilità del modello di sviluppo. E’ questo il quadro che emerge dalla 19ª indagine annuale di Acri -Ipsos, “Gli Italiani e il Risparmio”, realizzata in occasione della 95ª Giornata Mondiale del Risparmio.
Verso un miglioramento. Questa sensazione è bilanciata dalla constatazione che, a livello individuale, negli ultimi 4-5 anni le cose siano migliorate, per cui si riesce a vivere il quotidiano con maggiore tranquillità. Il 59% dei cittadini – emerge dalla ricerca – pensa che il mondo stia fronteggiando un’emergenza al contempo ambientale e sociale, un altro 20% sottolinea la propria preoccupazione nello specifico rispetto all’ambiente, il 12% si sofferma invece sulle disuguaglianze. Solo per l’8% dei nostri concittadini – proseguono Acri e Ipsos – gli eventi sono nella normalità e non ci sarebbe da preoccuparsi più di tanto.
I numeri. Questo dato di contesto si accompagna alla sensazione che la crisi sia ancora lunga da superare (ci vorranno in media quasi 5 anni) ed è in serio aumento il pessimismo sull’Italia (39% sono pessimisti circa i prossimi 3 anni, mentre il 24% sono ottimisti); nel contempo si riduce la fiducia riposta nell’economia europea e mondiale (rispetto a quella europea il 28% di ottimisti è bilanciato dal 29% di pessimisti, rispetto a quella mondiale ottimisti e pessimisti sono entrambi al 25%, ma un anno fa gli ottimisti sopravanzavano i pessimisti di 7 punti percentuali).
Situazione economica soddisfacente. Questo aumento del pessimismo, sia pur con forme diverse, è diffuso in tutti i Paesi occidentali, come riportato dallo studio Global@dvisor di Ipsos. Nel momento in cui gli italiani riflettono sulla propria situazione personale ed il proprio individuale futuro le cose cambiano. Il 59% – si legge nella ricerca – è soddisfatto della propria situazione economica, dato in crescita di 4 punti rispetto al 2018 e di 17 rispetto al 2013, il miglior dato dopo quello del 2001(65%).
Le prospettive. E ancora un 24% ritiene che la propria situazione migliorerà nel corso del 2020, mentre solo il 14% è pessimista. – si legge ancora – Questi dati positivi non devono far dimenticare che quasi 1 famiglia su 5 è colpita dalla crisi in almeno uno dei componenti il nucleo familiare (18%), dato comunque in riduzione (nel 2018 era il 24%).
ll risparmio continua ad essere desiderato, – affermano Acri e Ipsos – e lo si vive sempre più con tranquillità, senza troppe rinunce (55%, + 7 punti percentuali rispetto al 2018); ciò è segno di un ritorno alla ‘normalità’ economica delle famiglie che – sia pur con lentezza – continua a farsi strada, e come evidenzia anche la maggiore rilassatezza nei consumi.
La liquidità. Non perde vigore la predilezione degli italiani per la liquidità (63%), sia per indole, sia per trovarsi più preparati in un contesto incerto. Nel valutare le proprie scelte di risparmio e investimento, emerge il desiderio di impatto sociale positivo: il cittadino può e deve fare la sua parte.
La scelta di non investire. Si fatica in questi anni a trovare l’investimento ideale, – conclude la ricerca – a tal punto che per il 35% l’ideale è proprio non investire, tenersi i soldi o spenderli, dato in crescita di 5 punti rispetto al 2018 e che raggiunge il massimo della serie (nel 2001 erano il 21%)