L’industria tedesca rallenta complice la trade war in corso tra Stati Uniti e Cina e per un paese che ricava circa il 40% del PIL dalle esportazioni, le chiusure del mercato non lasciano presagire nulla di buono. La locomotiva d’Europa è ferma in stazione e rischia di entrare in un periodo di recessione economica dalla quale conta di uscire alleggerendo il carico fiscale sulle imprese che esprimono il loro scetticismo nei confronti del prossimo futuro con l’abbassamento dell’IFO, l’indice che misura la fiducia delle imprese tedesche, oltre le previsioni degli analisti. I settori più scettici sono quelli del commercio e dei servizi mentre nel settore delle costruzioni si registra una minore diminuzione. Non si registrava un clima di fiducia così basso dall’anno della crisi del 2009 e lo spettro della recessione assume contorni sempre meno sfumati.
Protezionismo e investimenti. La guerra commerciale in atto tra USA e Cina ha colpito l’economia tedesca. I dazi imposti da Trump hanno svelato una fragilità del paese teutonico che sembra soffrire questo conflitto soprattutto per quanto riguarda il settore dell’auto. Il prodotto tedesco dipende circa per il 40% dall’export che genera 300 miliardi e nel bel mezzo del conflitto commerciale la Germania non può contare sul potere di innovazione e strumenti digitali che possiedono Stati Uniti e Cina, nasce così l’idea di costituire in seno alla Commissione europea un fondo da 100 miliardi finanziato dai paesi membri che possa dare un forte impulso ai big tecnologici europei.
Le soluzioni. Per recuperare terreno e presentarsi nei prossimi mesi con un segno positivo sui bilanci, il governo tedesco pensa di intervenire sul carico fiscale accettando un allargamento del deficit che possa rilanciare gli investimenti, altra soluzione prospettata è quella dell’abolizione parziale del Soli, la sovrattassa di solidarietà per l’unificazione che vale circa 19 miliardi e della quale le aziende richiedono da tempo l’abolizione. Questa ipotesi, più cara a Berlino anche per non applicare due pesi e due misure all’interno dell’eurozona, potrebbe far parte del pacchetto di 50 miliardi che il ministro delle finanze Scholz ha in mente per contrastare l’eventuale recessione che potrebbe cambiare i paradigmi di politica economica tedeschi.
Le conseguenze per l’Italia. Gran parte del settore industriale italiano, specialmente quello localizzato nel Nord Est del Paese, è legato al settore industriale tedesco che a causa del calo delle esportazioni della Germania potrebbe rivelarsi un’abbraccio mortale per l’economia italiana che non ha attraversato, a differenza di quella tedesca, una fase di grande espansione negli anni passati. Un ulteriore riflesso di un’eventuale recessione potrebbe però essere quello della ritrovata morbidezza riguardo le politiche legate sul debito pubblico: la Germania potrebbe cominciare a considerare il pareggio di bilancio non più un obiettivo prioritario.