È stata l’agenzia di rating anglo-americana Fitch, che ha confermato il suo BBB- per l’Italia con outlook stabile, a inaugurare il calendario delle valutazioni dei principali operatori di rating finanziario che proseguirà il prossimo 22 ottobre con Standard&Poor’s Global, il 29 ottobre con la canadese DBRS, il 5 novembre con Moody’s per chiudere il 3 dicembre nuovamente con Fitch.
Gli analisti si aspettavano questa decisione che segnala per il nostro paese una situazione media, per ora soddisfacente. L’ultima revisione dell’agenzia era stata quella dello scorso 4 dicembre, sostanzialmente confermata lo scorso aprile. L’agenzia prevede inoltre per l’Italia un Pil in crescita nel 2021 del 4,8%, e per il 2022 un Pil a +4,3%. Nel dicembre 2020 aveva stimato un Pil a +4,5% nel 2021 e a +4,3% nel 2022. Il Pil dell’Italia, spiega Fitch, “è supportato da un’economia diversificata e ad alto valore aggiunto, dall’appartenenza all’Eurozona, dal Pil pro capite e da indicatori di governance molto più forti da quello dei Paesi parigruppo”: Inoltre è supportato “da un indebitamento moderato del settore privato e da un saldo attivo delle partite correnti”.
“L’Italia beneficia – spiega Fitch – anche dei programmi di allentamento quantitativo (Qe) su larga scala della Bce”. L’Italia, dice ancora Fitch, “beneficerà anche dello stimolo agli investimenti fornito dai fondi Next Generation EU (NGEU)”. Tuttavia, prosegue la nota, “la pandemia di Covid-19 continua a esercitare un impatto negativo significativo sull’economia e sulle finanze pubbliche italiane. Sul rating pesano un debito pubblico molto elevato e una crescita economica strutturalmente debole”.
Ma perché è così significativo il giudizio delle agenzie di rating? Si tratta di una sorta di pagella che assume un valore molto importante sulle piazze finanziarie che aiuta, in seguito ad analisi e esami dei dati, per cercare di capire quale sia il valore di un titolo di Stato o di una banca. Le agenzie di rating giudicano quindi l’affidabilità creditizia dei governi e dei loro titoli.
In questo modo, esprimono anche una valutazione finanziaria, ossia la “capacità di credito”, ed è in base a queste stime che gli azionisti si muovono di conseguenza. Il rating determina insomma l’andamento del mercato azionario e dei titoli di Stato: qualsiasi investitore prima di comprare un’obbligazione (che è come un credito, che l’investitore compra) ha bisogno di un’analisi delle condizioni di stabilità economica, finanziaria e patrimoniale dell’ente del quale sta comprando i titoli, in questo caso del debito italiano.
Il compito delle agenzie di rating è appunto questo: fornire all’investitore uno strumento per ponderare bene le loro scelte. In base all’analisi effettuata da Truenumbers.it, che ha elaborato dal 1986 ad oggi l’andamento dei “voti” assegnati dalle tre maggiori agenzie di rating, la situazione dell’Italia non è rosea.
L’analisi, infatti, ha trasformato le lettere del rating in numeri partendo per Fitch da un massimo di 22 a 1 per la “D”. Per esempio, l’ultimo voto “BBB-” in numeri è diventato 13. Non sono stati presi in considerazione gli “outlook”, cioè le “previsioni” che ogni singola società di rating assegna all’andamento dell’economia e della solidità del debito. In base all’elaborazione di Truenumbers.it, L’Italia passa da un valore di 19 nel 1994 al 13 del 2020. Un calo confermato anche dall’analisi relativa a Moody’s e Standard & Poor’s e che il Governo Draghi spera di fermare nei prossimi mesi per evitare ripercussioni sull’opinione degli investitori e quindi sulla sostenibilità del debito pubblico nazionale.