Nel primo semestre del 2019 l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 3,8% con punte record nel nord dove ha raggiunto il 5,1%. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine di 181,4 miliardi di euro l’anno. La stima è stata effettuata dal Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani.
Cinque le aree di evasione fiscale analizzate: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. La prima riguarda l’economia sommersa. – emerge dalla ricerca – L’esercito di lavoratori in nero si gonfia sempre di più è composto da circa 2,9 milioni di persone, molti dei quali cinesi o extracomunitari. In tale categoria sono stati ricompresi anche 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un’evasione d’imposta pari a 34,3 MLD di euro.
La seconda è l’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose italiane e straniere (Russia, Cina e Singapore in testa) che, nel nord Italia è cresciuta nel primo semestre del 2019 del 18,7%. Si stima che il giro di affari non “contabilizzati” produca un’evasione d’imposta pari a 78,2 MLD di euro l’anno.
La terza area – spiega Contribuenti.it – è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Dall’incrocio dei dati è emerso che il 78% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi o meno di 10 mila euro o non versa le imposte. Molte di queste chiudono nel giro di 5 anni per evitare accertamenti fiscali o utilizzano “teste di legno” tra i soci o amministratori. In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali operative, il 78% non versa le imposte dovute. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 22,4 MLD di euro l’anno.
Le big company. Una su tre ha chiuso il bilancio in perdita e non pagando le tasse. Inoltre, – si legge nella ricerca – il 94% delle big company abusano del “transfer pricing” per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 37,8 mld di euro all’anno. Nel primo semestre del 2019, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 14,2% le imposte dovute all’erario.
Le aree geografiche coinvolte. Infine, c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 8,7 miliardi di euro l’anno. In testa nel primo semestre del 2019, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +5,5%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 5,1% e la Valle d’Aosta con +4,7%. A seguire la Liguria con +4,6%, il Piemonte con 4,5%, il Trentino con 4,1%, il Lazio con +3,9%, l’Emilia Romagna con +3,9%, la Toscana con +13,6%, le Marche con +3,3%, la Puglia con +2,6%, alla Campania +1,0 %, la Sicilia con +0,6% e l’Umbria con +0,1%.
La regione da record. La Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell’evasione fiscale. In percentuale, – rileva Contribuenti.it – il dato lombardo aumenta, nel primo semestre del 2019, di circa il 6,9%. In Italia i principali evasori sono gli industriali (33,4%) seguiti da bancari e assicurativi (30,7%), commercianti (11,6%), artigiani (9,4%), professionisti (7,5%) e lavoratori dipendenti (7,4%). A livello territoriale l’evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (31,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (27,1%). dal Centro (22,2%) e Sud (19,3%).
“Le nuove misure di contrasto all’evasione fiscale, annunciate dal governo, non servono a nulla se non a vessare ulteriormente i contribuenti italiani – ha affermato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Per combattere l’evasione bisogna riformare il fisco italiano introducendo la tax compliance, seguendo ciò che avviene nei principali paesi europei che migliorato la qualità dei servizi pubblici e eliminato gli sprechi della pubblica amministrazione. L’evasione fiscale è diventato lo sport più praticato dalle grandi imprese italiane. Fino a quando non migliorerà l’efficienza dell’amministrazione finanziaria e si taglieranno le spese della casta, quali le auto blu che sono cresciute del 4% nel primo semestre del 2019, le grandi imprese continueranno ad evadere le imposte sempre di più sapendo che prima o poi il governo emanerà un nuovo condono fiscale dovendo far cassa ad ogni costo”.