Matrimoni, battesimi, funerali e ogni altri tipo di cerimonia religiosa o civile sono sospese fino al 3 aprile. Lo ha stabilito il D.P.C.M firmato lo scorso 8 marzo: molte le misure restrittive, estese poi con il nuovo decreto del 9 marzo a tutto il territorio italiano, con il quale l’intera nazione è stata dichiarata “zona rossa”. Quella dell’annullamento dei matrimoni potrebbe essere – se confrontata con le altre – una delle misure dal minor impatto sulla vita quotidiana degli italiani, ma per chi era in procinto di convolare a nozze proprio in questo mese, le difficoltà sono tutt’altro che marginali. Inoltre – fanno notare le associazione di settore – preoccupano le conseguenze economiche che questo stop avrà sull’intero comparto del wedding, uno dei più redditizi dell’attuale panorama economico italiano.
È un duro colpo quello che il Coronavirus ha inflitto al settore wedding, lusso e grandi eventi, che come molti altri ambiti dell’economia italiana si trova a far fronte ad uno stop forzato, le cui conseguenze peseranno e non poco sulle migliaia di lavoratori del settore. Quello della wedding industry è infatti uno dei settori più attivi, con – secondo i dati dell’Osservatorio italiano del Wedding riferiti al 2019 – un mercato annuo di circa 5 miliardi e più di 75 mila tra imprese e operatori coinvolti. La posta in gioca è quindi alta, soprattutto se si considera che, con l’arrivo della stagione primaverile, il numero di matrimoni e cerimonie in programma tende ad aumentare in modo significativo.
Immediata la risposta delle associazioni di categoria, a partire da AssoEventi, l’organismo interno a Confindustria che riunisce gli imprenditori del settore ricevimenti ed eventi, che lo scorso 5 marzo ha convocato d’urgenza un tavolo di crisi per discutere dell’emergenza Coronavirus. A termine dell’incontro, il presidente Michele Boccardi ha elencato le richieste avanzate dal sindacato al governo: “chiediamo l’annullamento degli F24 per il pagamento di qualsiasi tassa o tributo, l’annullamento delle cartelle esattoriali, lo slittamento delle rate dei mutui dei mesi di marzo e aprile. E alla Regione Puglia chiediamo l’introduzione della cassa integrazione in deroga che il nostro settore non ha” ha detto Boccardi ai microfoni di Norba Online. La Puglia è infatti tra le regioni più penalizzate dallo stop ai matrimoni: il settore wedding qui vanta infatti circa “18 mila addetti, di cui il 20% stagionali – prosegue Norba Online – e un giro di affari di oltre 1 miliardo di euro”.
Danni anche per il turismo. Il settore wedding è infatti anche una fonte fondamentale per il turismo straniero in Italia. Basti pensare che solo nel 2019 il nostro paese ha fatto da cornice a ben oltre 9 mila matrimoni di stranieri, che hanno portato con sé più di 440 mila di invitati arrivati dall’estero, per un numero complessivo di presenze che sfiora gli 1,8 milioni. Ovviamente con il decreto dell’8 marzo tutto questo – almeno per i prossimi mesi – è sfumato, andando a indebolire ancor di più il settore del turismo straniero, che verosimilmente sarà tra i più penalizzati a lungo termine dall’emergenza Coronavirus.
Ma a pagare le conseguenze sono anche i futuri sposi, che da una settimana all’altra si sono trovati costretti ad annullare – o meglio, rimandare – quello che sarebbe dovuto essere il giorno più romantico della loro vita. È verosimile che, data l’emergenza e il D.P.C.M emanato negli scorsi giorni, i mal capitati potranno semplicemente disdire l’evento ed accordarsi con ristoranti, fotografi, fiorai, e ovviamente con il parroco della chiesa scelta, per decidere una nuova data. Ma, nel caso in cui i futuri sposi volessero chiedere il rimborso, “il governo – si legge su NextQuotidiano – ha in mente nelle prossime ore di affrontare anche questo capitolo, prevedendo la restituzione della somma versata”.