Quella inflitta dal Coronavirus al nostro paese – ormai è tristemente noto a tutti – è un’emergenza non solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Ne sono un’immagine inequivocabile le numerose file sempre più frequesnti in questi giorni davanti ai Banco dei Pegni di molte città d’Italia. Da Torino a Palermo, sono sempre più numerosi gli italiani che, pur di avere un credito immediato, decidono di impegnare i propri gioielli di famiglia. Una decisione difficile, alla quale spesso si accompagna un senso di incertezza e rabbia verso le istituzioni. Ma il malcontento arriva anche da parte della categoria dei compro-oro, costretti alla chiusura dal Dpcm del 22 marzo 2020, che premono per ottenere la riapertura e avvertono del pericolo più che realistico di un incremento dell’attività abusiva.
A Torino la situazione è delle più drammatiche: davanti al Banco dei Pegni della Banca San Paolo in via Botero la fila di persone in attesa di pignorare i loro gioielli è lunghissima fin dalle prime ore del mattino. Come si legge su La Stampa, non si sono mai viste code così lunghe: “C’è tanta gente che muore di fame. Chi non ha lavoro cosa può fare? Viene a impegnarsi l’oro. Così non si può andare avanti per più di quindici giorni” è lo sfogo di una signora – che preferisce restare anonima – ai microfoni di Sky Tg 24 in un servizio andato in onda qualche settimana fa. Il tempo passa, ma la situazione non sembra migliorare e, nonostante il Decreto liquidità, continuano ad essere in molti i torinesi che si rivolgono al Monte dei pegni per ottenere una fonte di liquidità immediata che gli permetta di far fronte alle spese quotidiane.
La situazione non è migliore a Palermo: anche qui si registrano lunghe file davanti alle sedi del Monte dei Pegni, al quale il Coronavirus ha costretto anche molti nuovi clienti: “C’è stato un aumento della nuova pignorazione degli oggetti che le persone possiedono nei loro cassetti e che ora decidono di portare nei nostri istituti per avere un credito immediato” riporta al Tg1 Giuseppe Traina, direttore della filiale Affide di Palermo, nello specifico “si registra – fa sapere Giovanni Tomatis, direttore Credito su Pegno Banca Carige – un incremento del 30% – 50% di nuove richieste da parte di persone che non avevano mai avuto accesso a questa forma di credito”.
D’altronde, un incremento delle pignorazioni era già stato previsto a inizio aprile da Affide, la più grande società di credito su stima nel nostro Paese, tanto che il direttore generale Rainer Steger aveva già annunciato allora l’introduzione di nuove agevolazioni per gli attuali clienti, nello specifico la decisione di sospendere “la messa in asta – si legge su Adnkronos – di tutte le polizze scadute e non rinnovate nel periodo compreso tra inizio gennaio 2020 e la fine di aprile 2020”. Ma il rischio di indebitamento è tutt’altro che remoto: “in questa emergenza – avverte il presidente Federconsumatori Piemonte, Giovanni Prezioso, ai microfoni di Sky Tg 24 – stanno peggiorando le condizioni di chi è sovraindebitato e il rischio è che molti di queste persone si rivolgano all’usura”.
Il rischio abusivismo è infatti tra i cavalli di battaglia delle richieste avanzate al governo in queste settimane dai compro-oro di tutta Italia. In particolare, come riporta Il Sole 24 Ore, l’Associazione nazionale tutela il comparto oro (Antico) ha chiesto all’Oam (Organismo Agenti e Mediatori) di farsi portavoce delle richieste della categoria affinché i 3.692 compro oro regolarmente registrati all’Oam possano riaprire, nonostante l’obbligo di chiusura di tutte le attività non essenziali imposto dal Dpcm del 22 marzo 2020. Le associazioni di categoria hanno infatti sottolineato non solo l’utilità del settore per le molte persone in difficoltà economica, ma anche il pericolo che la chiusura degli esercizi regolari possa favorire attività di usura e abusivismo, a danno in primis dei cittadini.