In marzo le immatricolazioni di autovetture in Italia hanno subito un calo dell’85,4%, attestandosi a quota 28.326 unità, un livello paragonabile a quelli dei primi anni ’60 del secolo scorso quando il processo di motorizzazione di massa nel nostro Paese stava muovendo i primi passi. La drammatica caduta delle vendite di auto in marzo è interamente dovuta all’emergenza coronavirus e al conseguente blocco della stragrande maggioranza delle attività produttive. E’ quanto rileva il Centro Studi Promotor in una nota.
Le previsioni – spiega il Csp – per i prossimi mesi sono di cali analoghi o superiori fino a che durerà l’emergenza. Dall’inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine marzo sui concessionari emerge un quadro assolutamente allarmante. La quasi totalità degli interpellati denuncia una caduta verticale nell’acquisizione degli ordini e si attende mercato in forte calo nei prossimi mesi, mentre l’indicatore di fiducia dei concessionari, determinato dal Centro Studi Promotor, crolla da 25,10 di febbraio a 4,30 di marzo.
Il calo. Per fare una previsione sul possibile andamento dell’intero 2020 occorre prevedere quando l’emergenza finirà, operazione che, in questo momento, appare assolutamente azzardata. E’ lecito comunque ritenere che il calo del mercato dell’auto nel 2020 sarà comunque veramente severo e dipenderà sia da come verrà affrontata l’emergenza nei prossimi mesi sia dalle misure che si adotteranno per rilanciare la domanda a emergenza finita.
I concessionari. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è comunque assolutamente necessario che i pubblici poteri intervengano immediatamente per scongiurare il rischio che la filiera della distribuzione dell’auto subisca danni irreversibili. In particolare, come ha affermato con assoluta chiarezza Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, – si legge nella nota – i concessionari hanno assoluto bisogno di un’immediata iniezione di liquidità per evitare il dissesto di moltissime aziende, dato che la distribuzione di un prodotto costoso come l’auto, ma con margini limitati, comporta un grande impegno finanziario.
Gli strumenti. Ed è comunque indispensabile, secondo Gian Primo Quagliano, mettere a punto da subito gli strumenti per rilanciare la domanda non appena l’emergenza finirà. In sostanza, – prosegue il Csp – bisogna prevedere senza indugio un meccanismo di incentivazione della domanda in grado di favorire, non solo l’acquisto di auto verdi, ma anche di auto ad alimentazione tradizionale di ultima generazione a fronte della rottamazione di modelli di generazioni precedenti, non escludendo la rottamazione incentivata di auto usate molto inquinanti con auto usate più recenti.
Il modello – rileva il Csp – dovrebbe essere quello del 1997 quando gli incentivi ebbero effetti molto significativi, con costi interamente coperti dal maggior gettito Iva sulle vetture vendute con incentivi, con la mobilitazione di una parte dell’ingente patrimonio costituito dal risparmio dei privati e con un contributo allo sviluppo del Pil stimato dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentuali.
Prima della pandemia, il Ministro Patuanelli – conclude il Csp – aveva manifestato un apprezzabile disponibilità a procedere in questa direzione. Con la pandemia questa disponibilità deve trovare attuazione da subito per il bene del settore dell’auto, ma anche e soprattutto per quello dell’economia del Paese.