Secondo il rapporto annuale di Banca d’Italia, presentato a Venezia e che ha visto anche l’intervento del Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Daniele Franco, per l’economia del Veneto nel 2018 è proseguita la fase espansiva dell’economia regionale, sebbene in rallentamento. Ven-ICE, il nuovo indicatore elaborato dalla Banca d’Italia, che misura la crescita di fondo dell’economia veneta, si è mantenuto positivo, ma nel corso dell’anno ha mostrato una tendenza flettente che è proseguita anche nei primi tre mesi del 2019.
Le imprese. Nel 2018 la produzione industriale ha rallentato. L’indebolimento dell’attività produttiva ha riguardato tutti i settori della manifattura tranne la meccanica, il principale settore di specializzazione regionale, e i prodotti di marmo e vetro. Tale andamento ha riflesso anche il rallentamento delle esportazioni di beni che, in un contesto di debolezza del commercio mondiale, sono cresciute meno della domanda proveniente dai principali mercati di destinazione. Anche gli investimenti industriali dopo quattro anni di crescita hanno rallentato e, secondo le opinioni espresse dagli operatori, nel 2019 diminuirebbero. Il fatturato delle imprese dei servizi non finanziari ha ristagnato risentendo del rallentamento dei consumi interni e della stabilizzazione delle presenze turistiche, dopo quattro anni di crescita trainata soprattutto dalla componente estera. Anche i livelli di attività nel settore edile sono cresciuti debolmente, sostenuti dai lavori di recupero abitativo. Con il rallentamento della congiuntura si è interrotta la fase di crescita della redditività delle imprese, iniziata nel 2013, che rimane peraltro su livelli storicamente elevati. Le imprese affrontano l’attuale fase ciclica con una struttura finanziaria più equilibrata del passato, grazie al rafforzamento del patrimonio, all’ampio autofinanziamento e a condizioni di liquidità distese. I prestiti al settore produttivo sono lievemente calati riflettendo l’indebolimento della domanda di credito e il moderato peggioramento delle condizioni di offerta. Le forme di finanziamento alternative al canale bancario, pur cresciute negli ultimi anni, rimangono comunque limitate.
Il mercato del lavoro. Nel 2018 la crescita degli occupati è stata debole, sostenuta in particolare dai lavoratori a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile in connessione con la maggiore partecipazione al mercato del lavoro. I dati del primo trimestre del 2019 confermano il rallentamento dell’occupazione e la prosecuzione della sostituzione di contratti a tempo determinato con contratti a tempo indeterminato.
Le famiglie. Il lieve miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha favorito l’espansione del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie che, secondo dati preliminari, sono cresciuti anche nel 2018, sebbene in rallentamento rispetto all’anno precedente. La disuguaglianza dei redditi da lavoro è risultata bassa nel confronto nazionale e in calo rispetto al periodo della crisi del debito sovrano. La quota di famiglie in stato di povertà assoluta è rimasta sul livello contenuto del 2017. I prestiti alle famiglie sono cresciuti sia nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni sia in quella del credito al consumo. La ricchezza delle famiglie venete si è mantenuta su livelli pro capite superiori a quelli medi nazionali. Negli ultimi anni le attività finanziarie hanno mostrato una ricomposizione a favore delle componenti più liquide e del risparmio gestito, quest’ultimo favorito anche dall’introduzione dei “piani individuali di risparmio”.
Il mercato del credito. È proseguito il processo di riconfigurazione della rete territoriale delle banche con un’ulteriore riduzione degli sportelli e un maggiore utilizzo dei canali alternativi. La qualità del credito bancario è ulteriormente migliorata: il flusso dei nuovi prestiti deteriorati è risultato inferiore a quello pre-crisi. Anche lo stock dei prestiti deteriorati è sensibilmente diminuito, soprattutto per le consistenti cessioni di crediti in sofferenza realizzate nel 2018 dalle banche.
La finanza pubblica. Nel 2018 la spesa corrente degli enti territoriali del Veneto è lievemente calata, nonostante l’incremento di quella per il personale, anche per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali. La spesa per investimenti ha continuato a contrarsi, ma nello scorcio dell’anno e nei primi mesi del 2019 vi sono stati segnali di ripresa, soprattutto per i Comuni che, dallo scorso ottobre, hanno beneficiato dell’abrogazione dei vincoli all’utilizzo degli ampi avanzi di amministrazione accumulati in passato. Le altre spese in conto capitale sono cresciute anche grazie all’accelerazione nell’attuazione dei programmi comunitari gestiti a livello regionale. Le entrate correnti degli enti territoriali sono aumentate, in linea con la media nazionale. La pressione fiscale locale sulle famiglie continua a rimane inferiore al resto del Paese.